Tuesday 10 January 2012

This blog was created by the members of the working group Conflict Resolution. The members of the group are: Ebru Aktan from Canakkale Onsekiz Mart University, Turkey; Sandra Chistolini from University of Roma Tre, Italy, and Claudia Messina from Universidad Autónoma de Madrid, Spain. The aim of this blog is to create a space of discussion where to debate about themes related to Conflict Resolution. We would appreciate your contributions taking into account your experience and knowledge to enrich this discussion. 

We post two questions first:

1)    What specific competencies (knowledge, abilities, attitudes) on Conflict Resolution shouldprofessionals in educationlearn?
2)   Please, provide examples of good practice in teaching and learning Conflict Resolution (at school, universities, NGOs, etc.)
 
Thank you for your contribution!



124 comments:

  1. 1) What specific competencies (knowledge, abilities, attitudes) on Conflict Resolution should ‘professionals in education’ learn?

    a) nature of interpersonal conflicts,
    b)types of interpersonal conflicts,
    c) conflict resolution strategies,
    d) principles of conflict resolution,
    e) communication skills: self expression, I message, active listening, reframing,
    f) anger management, emotion expression,
    g) control of destructive emotion,
    h) negotion skills,
    ı) mediation skills.


    2) Please, provide examples of good practice in teaching and learning Conflict Resolution (at school, universities, NGOs, etc.)

    information required in order to learn the content and nature of interpersonal conflict and conflict resolution in order to learn cognitively. I amd giving taught course to high school studetns. Our curriculum consist of four dimension. they are nature of interpersonal conflicts, communication skills, anger management and conflict resolution skills namely negotiation and peer mediation. After giving taught course to students it is required to role play ativities in order to provide experience for students. We provide simulation and role playing in order to practice negotiation and mediation skills to transfer experience from simulation to real world conflicts.

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  2. By E. T.

    1. As Western culture and media are influencing youth in countries around the world, it's the educators' responsibility to keep students look upon and respect the traditional morals and ethics in their own cultures. It's important for the educator to have the knowledge and skills to support traditional morals and ethics in his culture while acknowledging that we live in a plural world and need to be part of that world.

    2. Character Education Initiative is a multi-pronged approach to building character. The approach is comprised of a school curriculum and program, family and community educational programs, as well as embedded service learning for all ages. This holistic approach is unique in character education, which primarily emphasizes the impact of schools on character. The Character Education Initiative is designed to guide and support young people to accomplish the three most essential goals in life - to grow to become a person of mature character, to build healthy relations and a loving family, and to make a positive contribution to society.

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  3. 1) Ogni insegnante dovrebbe possedere un patrimonio culturale comune per la "Risoluzione del conflitto": partendo da abilità come la comunicazione e la cooperazione, fino a quelle più "innovative" come la gestione della rabbia, la negoziazione, la mediazione, la conciliazione... mettendo in risalto la DIFFERENZA, ma come risorsa, come bene comune.

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  4. Thank you very much for your contributions!

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  5. 1)In una società in continua evoluzione come la nostra, le situazioni di conflitto possono essere numerose e di varia origine. è compito dell'insegnante riuscire a comprendere i disagi della classe attraverso competenze non solo relazionali e di gestione dei conflitti, ma anche grazie ad attitudini personali, come possono essere la sensibilità e l'empatia. Durante ad esempio dei conflitti di natura culturale in una classe, l'insegnante deve mettere in campo abilità di mediazione favorendo il confronto e il dialogo tra i bambini, individuando il disagio e progettando attività che aiutino a prevenire ulteriori conlfitti.

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  6. Sembra che una delle maggiori sfide davanti alle quali si trova un insegnante oggi sia proprio il conflitto,le possibili cause, ciò che può comportare. Competenze che in passato, probabilmente, non erano considerate come specifiche di un insegnante, ora lo sono. In passato ci si trovava di fronte ad ua scuola impostata interamente su un programma didattico da rispettare e non su una progettazione adatta alle esigenze dell'alunno, progettazione che ha le sue solide basi in una osservazione pedagogica, da cui far scaturire interventi intenzionali e mirati.
    L'insegnante oggi, assomiglia sempre di più a un manager che lavora con risorse umane e che opera all'interno di uno scenario societario in continuo cambiamento. Una osservazione sistematica, può fornire ad un insegnante uno strumento utile sul quale basare degli interventi efficaci. Le abilità di un insegnante devono essere molteplici, penso, ad esempio, che la collaborazione tra tutte le figure che operano nella scuola sia molto importante, altresì importante, l' abilità di un'insegnante di mediare e negoziare, un buon autocontrollo, la disponibilità di insegnare ai bambini il dialogo e la riflessione, la consapevolezza di sè, di quanto si dice o si fa, il rispetto profondo per l'altro.

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  7. 2)Durante il tirocinio ho assistito ad alcuni conflitti tra bambini riguardanti degli oggetti mancanti nell'astuccio. Sicuramente la reazione primaria è stata quella di separare i due "contendenti" e di far sedere tutti ai propri posti. Una volta raggiunto il silenzio, ho cercato di capire la situazione che aveva generato il problema cercando di far capire al bambino che accusava l'altro del furto, che probabilmente la matita l'aveva persa, ed aggredire così un compagno non era un modo giusto di agire. Così ho chiesto a tutta la classe di cercare la matita e una volta trovata, dietro un armadietto, è stato il bambino stesso a chiedere subito scusa all'amico.

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  8. 1) Professionals in education are actors of change, within the classroom and society, in both formal and informal settings. Sometimes these professionals can however show resistance to change itself, entering thus into 'conflict' with the role they have to fulfill. This will then have repercussions on the whole educational setting, from management to students, creating an environment where conflict in its many facets can thrive

    Professionals in education should learn the importance of communication (verbal and nonverbal) and learn how to hear the emotional content hidden behind the words that are being spoken. Sometimes conflict can arise from a mis-management of emotions, for example in adolescents, who have legitimate emotions triggered by specific situations but who may manifest them in an appropriate way.

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    1. Dear Diana:
      thank you very much for your contribution.
      I find very interesting what you say about resistance some professionals may have.
      So now my doubt is: should this 'resistance' be part of the training programme of professionals in education? How can we include it in order to help professionals in education to manage this resistance?
      Again: thank you very much

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  9. È la cooperazione, non la competizione, a risolvere i problemi al meglio. Bisogna far in modo che le parti coinvolte collaborino per trovare una soluzione che sia accettabile per entrambi, non costringendo nessuno a subire il potere dell’altro; una soluzione che rispetti le reciproche esigenze. È opportuno che l’insegnante utilizzi le tecniche dell’ascolto attivo e del confronto efficace. Le conoscenze e le esperienze dell’insegnante non possono da sole essere certamente preferibili a quelle dell’insegnante e dello studente messe insieme.
    In tutti i rapporti umani, inoltre, sono necessarie le regole(da stabilire sempre insieme) per definire, regolare e limitare il comportamento.
    Lo scopo è quello di educare le persone a risolvere i conflitti in maniera costruttiva, adottando metodi democratici.

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  10. 1)Conoscere ed accettare il punto di vista dell'altro, oltre che essere un potente mezzo di comprensione dei concetti e di soluzione dei problemi, è un elemento indispensabile dello sviluppo cognitivo nell'individuo, in quanto rappresenta un punto essenziale per lo sviluppo del cittadino democratico.
    Nei gruppi cooperativi si sviluppa una dinamica insostituibile di esperienza, di crescita culturale, affettiva e cognitiva. Il conflitto sorge ogni volta che si verificano diverse attività incompatibili tra loro. I conflitti sono molto diffusi nella scuola, ma possono avere un valore considerevole quando vengono gestiti in modo costruttivo, infatti, i conflitti ben gestiti, possono portare a un miglioramento nelle relaioni.

    2)In tutte le situazioni educative capita che insorgano conflitti, sia affettivi che cognitivi; è normale, infatti, incontrare nell'altro idee, opinioni, sentimenti, interessi diversi dai propri. La strategia più efficace per la risoluzione di un conflitto è la "negozazione". Essa richiede che i contendenti non si mettano in un clima di competizione o di individualismo ricercando una soluzione nei propri interessi, ma tendano a collaborare serenamente e razionalmente per risolvere in modo cooperativo il loro conflitto, alla pari, senza pregiudizi e con rispetto reciproco.
    Analizzare apertamente le cause dei conflitti, esplecitare chiaramente i propri bisogni, manifestare i propri sentimenti, è l'unico modo possibile per trovare le soluzioni e gli accordi capaci di risolvere in modo ottimale qualsiasi controversia.

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  11. più che parole un esempio: a mio parere la pratica migliore per insegnare a qualcuno a non entrare in conflitto o in tensione con gli altri è fargli sperimentare "dal vivo" una situazione di diversità/incompetenza/non conoscenza e invitarlo a riflettere su come si sente, quando è lui in difficoltà, ma soprattutto su come si sentirebbe se gli altri lo criticassero e lo giudicassero negativamente per questa sua condizione che però è palesemente indipendente dalla sua volontà.

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  12. È difficile, in riferimento alla prima domanda, elencare l’insieme delle competenze necessarie nei casi di Conflict Resolution. Altrettanto complicato è il dire quanto di queste competenze si apprenda in termini formali (università, corsi di approfondimento ecc..) e quanto, invece, si sviluppi e si affini nella stessa pratica della relazione educativa. Il tutto si complica, ulteriormente, considerando che al professionista in educazione è chiesta, necessariamente, la consapevolezza del suo agire educativo come dimostrazione di sistematicità e non di improvvisazione. Più agevole, forse, è dire qualcosa in riferimento alle conoscenze. Certamente occorrono, per il Conflict Resolution nella scuola, nozioni in ordine: allo sviluppo psico-fisico dell’alunno, all’ambiente sociale, alla ‘cultura’ giovanile, ecc… Ricapitolate però secondo una più ampia problematizzazione pedagogica.

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  13. Giorgia Fabbriciani28 February 2012 at 09:12

    1) Sono convinta che il conflitto rappresenti un’occasione, una possibilità che può essere usata bene o male.
    Nel momento in cui il conflitto si sposta però sulla relazione, diventa davvero difficile riprendere le redini della situazione.
    Anche perché spesso c’è dietro un’esperienza fortemente emotiva.
    Nella scuola poi tutto ciò viene amplificato.
    I protagonisti sono sempre gli stessi, i soliti compagni di classe, i soliti insegnanti e questo rende le dinamiche prevedibili ma al tempo stesso difficili da prevenire.
    Mediazione e dialogo sono secondo me indispensabili per la risoluzione dei conflitti.
    Uno dei fondamentali compiti degli insegnanti è secondo il mio parere quello di imparare a mediare e integrare il loro intervento educativo e formativo anche con le famiglie, sempre più assenti nella quotidianità dei propri figli o di contro ossessivamente presenti.


    2) Secondo il mio parere è necessario dare ai ragazzi la possibilità di esercitarsi, sperimentandosi nella gestione dei conflitti.
    È necessario infatti riconoscere i contrasti, le divergenze, e non rimuoverli per far sì che il conflitto possa essere trasformato in risorsa.
    Ma sono due le cose che si possono fare per i giovani: aiutarli a trovare le parole per esprimere le sensazioni e le emozioni che provano ed imparare ad ascoltarli.
    Non è facile ascoltare qualcuno e secondo me è la prima sfida che tutti noi dovremmo accogliere, per capirci di più.

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  14. Thank you all the Italian participants!
    Unfortunately my level of the language is not so good to understand all very well (despite my name :o)

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  15. Ambra Cardarelli12 March 2012 at 11:29

    1) A mio avviso tra le competenze specifiche necessarie a favorire la risoluzione del conflitto vi è la capacità di creare un contesto di INCLUSIONE, in cui tutti siano coinvolti, senza alcuna discriminazione, assicurandosi che ci sia una certa integrazione e soprattutto che ci sia il giusto riconoscimento dei valori e dei diritti dell'altro!!!! Altre competenze specifiche risiedono nella capacità di ristabilire l'ordine dei rapporti intersoggettivi, nel considerare le differenze come un valore e non un "disvalore", nel riconoscere i valori di ognuno da fare poi conoscere agli altri.

    2)Ciò che si dovrebbe attuare per far sì che si possa gestire meglio la risoluzione del conflitto consiste nel mettere gli alunni nelle condizioni di poter cooperare con gli altri, nel poter dialogare e,quindi, favorire la COMUNICAZIONE, una importantissima strategia di inclusione. Proporre attività di gruppo è un'altra pratica essenziale nelle scuole, in cui ci si mette a confronto con gli altri.

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  16. federica secchi13 March 2012 at 01:50

    1) vivendo in una società in continua evoluzione (come per esempio la nostra), si possono riscontrare numerose situazioni di conflitto (di diversa e varia origine). l'insegnante ha un ruolo fondamentale, in quanto deve comprendere i vari disagi presenti nella propria classe, basandosi su competenze di tipo relazionali e tenendo anche conto dell'importante gestione del conflitto sorto. sono però da tenere conto anche le molteplici attidutini personali, ad esempio ci si può concentrare sulla sensibilità e l'empatia di determinate persone. uno tra i compiti più importanti (e forse difficili) dell'insegnante è quello di saper "mettere in gioco" abilità di mediazione, favorendo ed agevolando il confronto tra i bambini e il loro dialogo, ponendo maggiore attenzione al saper individuare ulteriori possibili disagi e progettando, quindi, varie attività che possano aiutarli per prevenire ulteriori nuovi conflitti. alla base di tutto, comunque, sono di grande importanza la comunicazione e la cooperazione; bisogna anche conoscere e soprattutto accettare (cosa che può essere più difficile a volte) il punto di vista dell'altra persona.
    2) uno tra gli esempi di buone pratiche nell'apprendimento, che possiamo fare, è quello di far sperimentare in prima persona, ad esempio agli alunni, la gestione di un determinato conflitto, facendo così una sorta di "esercitazione". a mio parere,può essere interessante riconoscere i punti di contrasto e le varie divergenze, per avere più possibilità di "trasformare" un determinato conflitto in una risorsa, importante per tutti. fondamentale resta comunque l'accoglienza, il saper ascoltare l'altro e, inoltre, la comunicazione (che è alla base di tutto).

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  17. 1) premesso che l'insegnamento è:
    un compito (task) e per eseguirlo bene è necessario svolgere specifiche funzioni, compiere operazioni e seguire regole che non devono essere improvvisate ma devono essere individuate tra quelle che garantiscono risultati soddisfacenti;
    un evento pedagogico quando ha come effetto l'apprendimento (teaching behaviour);
    sinonimo di flessibilità cioè capacità di rapido cambiamento per cui è importante che l'insegnante abbia un ampio repertorio di capacità e comportamenti operativi;
    è efficace solo se produce nei soggetti a cui si rivolge risultati di apprendimento prestabiliti e produce un progetto didattico sistematico fondato sulla razionalizzazione delle procedure (non deve essere improvvisato).
    un valido insegnante deve: sia avere abilità tecnico-operative (come pianificare obiettivi, contenuti e strategie, predisporre gli ambienti adatti al gruppo, creare un gruppo di classe positivo, fornire materiale d'apprendimento, mantenere la disciplina, controllare i comportamenti disturbanti, scandire i tempi dell'attività, fornire materiale individualizzante, usare strategie specifiche, promuovere atteggiamenti positivi verso la materia con la MOTIVAZIONE DEGLI ALLIEVI) poichè l'insegnamento è un'attività, un fare, un operare, la cui qualità primaria è l'intenzionalità diretta e la modificazione della situazione in cui viene, sia avere atteggiamenti personali positivi (come flessibilità, comprensione, calore affettivo, cordialità, umorismo, EMPATIA, riflessività) le quali consentono che l'allievo abbia un atteggiamento positivo nei confronti della scuola e della materia, e questo porterà a risultati positivi.
    2)perchè i conflitti tra insegnanti e genitori:
    si tratta molte volte di equivoci e incomprensioni che sorgono nella comunicazione tra genitori e insegnanti; oppure di piccoli o grandi conflitti che scoppiano anche in assenza di problemi realmente gravi e importanti; di sentimenti di mancanza di fiducia verso gli interlocutori; di recriminazioni reciproche per errori o comportamenti giudicati sbagliati o inadeguati; infine, di una progressiva rarefazione dei rapporti tra insegnanti e genitori, come se gli insegnanti giudicassero inutile coinvolgere i genitori nel progetto scolastico e i genitori giudicassero inutile e improduttivo spendere parte del loro tempo per contribuire al lavoro della scuola dei loro figli.
    Questi comportamenti trovano spesso origine in ansie e paure che, più o meno consapevolmente, gli insegnanti provano verso i genitori e che, a loro volta, i genitori provano verso gli insegnanti o verso la scuola in generale.
    Per risolvere questi conflitti è bene che vi sia COMUNICAZIONE tra la scuola e la famiglia, con RIUNIONI e che ognuno abbia BEN PRESTABILITO IL PROPRIO RUOLO ossia gli insegnanti quello di insegnamento e i genitori quello di seguire il figlio a scuola e nello studio e aiutarlo.
    Nessuno è migliore dell'altro, si impara a vicenda, però non vi deve essere, inconsapevolmente, sfiducia nel proprio ruolo pensando che l'altro lo possa sovrastare.
    In altri termini dobbiamo passare dalla "paura" alla "cura"; dai "timori reciproci" al "prendersi cura insieme".
    Per risolvere questi conflitti è importante la definizione degli obiettivi.
    è necessario favorire una maggiore comprensione, tra i genitori, sui programmi e gli obiettivi adottati dalla scuola e, tra gli insegnanti, sulle aspettative dei genitori in odrine all'investimento formativo verso i figli;
    è fondamentale la capacità di gestire situazioni di ansia e di conflitto; di individuare obiettivi formativi condivisi; di individuare e utilizzare le risorse educative disponibili;
    è utile maturare maggiore consapevolezza sul proprio ruolo nei processi educativi, sulle risorse educative disponibili e sul potere di ciascuno di farvi ricorso e attivarle;
    Bisogna lavorare sul tema della collaborazione tra scuola e famiglia.

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    1. Michela Annarumi13 March 2012 at 02:53

      Nelle scuole sono molto frequenti eventi di conflitto all'interno delle classi, dove ad essere coinvolti sono gli alunni e gli insegnanti stessi.Situazioni di conflitto si verificano per svariati motivi tra cui possiamo citare le differenze culturali,le differenze caratteriali e molte altre caratteristiche dei soggetti coibnvolti.Fondamentali in queste situazioni è l'agire di ogni insegnante, il quale attraverso le proprie competenze deve saper gestire al meglio il conflitto che si è verificato.Secondo me strumenti utili a gestire determinate situazioni sono:il dialogo,l'intercultura,lavori di gruppo in modo da coinvolgere gli allievi in maniera omogenea,creando situazioni di socializzazione e conoscenza.

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  18. 1) Nei processi educativi si presentano molto spesso dei "confilliti" e le loro cause e modalità di svolgimento sono molteplici. un comune confillto che spesso si presenta nelle classi, come conseguenza della socità multietnica in cui viviamo è il conflitto dell' inclusione-emarginazione. qui l'insegente. a parer mio, non dovrebbe aver acquisito particolari competenze ma basta saper parlare e spiegare la situazione a seconda del tipo di classe con la quale si lavora. ad esempio con dei bambini di 3/4 anni si possono organizzare dei giochi che fanno sviluppare la loro attitudine nel cooperare con tutti gli altri compagni. altri tipi di conglitto che si possono creare all'interno del gruppo classe è ad esempio la mancanza di attenzione da parte degli alunni, allora in questo caso l'insegnate dovrebbe avere delle adeguate capacità per catturela l'attenzione sulla materia spiegata. ad esempio cercare di usare metodi differenti da qullo usato se non riesce ad evere risultati positivi.





    2)per la risoluzione dei confitti, coloro che devono risolverlo cambiano di situazione in situazione. l'insegnate quando deve risolvere problemi di tipo conflittuale dovrebbe essere super parte e non prendere posizione e cercare il modo più pacifico per ristabilire la situazione iniziale. negli ambienti extra scolastici si deve mantenere la calma e rispettare il proprio ruolo all'interno della situazione.


    CECCHI RINA

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  19. Prima di rispondere è necessario dare una concezione del termine “conflitto”: si può parlare di conflitto in molte situazioni; nel caso in cui due bambini litigano perché uno considera l’altro diverso o litigano per il posto o per invidia di un voto e si potrebbe continuare a porre esempi per molto ancora! Per ognuna delle situazioni di conflitto è necessario saper affrontare la questione: l’insegnante deve dare sempre una buona ragione per evitare il conflitto; deve, quindi, educare alla pace. L’insegnante deve essere in grado di sviluppare nel bambino un senso di convivenza civile, magari instaurando nella classe delle piccole regole per un buon comportamento.
    Ad esempio, nel caso dei due bambini che litigano perché uno considera l’altro diverso, è necessario che l’insegnante spieghi che tutti noi siamo diversi dall’altro, ma non per questo motivo deve essere sottovalutato. Per insegnare questo concetto, però, è importante che l’insegnante stessa accetti la multi cultura e che, tra i suoi ideali, compaia quello di uguaglianza tra tutte le nazionalità (siamo diversi l’uno dall’altro, ma in fondo non siamo tutti uomini?).
    Oppure, nel caso in cui due bambini litigano per la merenda, è importante che la maestra li educhi alla collaborazione e lei stessa deve avere in sé la disponibilità ad aiutare, sostenere, condividere qualcosa con l’altro. Concludendo, possiamo dire che, per insegnare, bisogna avere in sé gli ideali giusti; non basta studiare libri di pedagogia e didattica, ma bisogna sviluppare negli anni un grande senso civile e saperlo,poi, trasmettere agli alunni.

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  20. A mio parere il conflitto è una particolare situazione che ci sarà sempre. Infatti lo ritroviamo nei semplici rapporti quotidiani all’interno delle nostre famiglie o con un amico o ancora in contesti lavorativi ecc. , dunque con la società circostante. Ma come tutti sappiamo “dai propri errori si può sempre imparare”. Infatti questa può essere quell’occasione che permette all’educatore di insegnare cos’è il rispetto civile, in modo tale da eliminare anche varie forme di razzismo che sono sempre più diffuse al giorno d’oggi, trasmettendo così agli altri i giusti valori per poter vivere in una comunità serena e cooperativa. Dunque non deve accentuare la diversità di un soggetto rispetto ad un altro (etnie, handicap ecc) per non far insorgere delle discriminazioni che spesso portano all’emarginazione e all’abbandono delle scuole. Ovviamente, perché tutto ciò sia possibile è necessario, o meglio ancora fondamentale che l’insegnante stesso non abbia alcun tipo di pregiudizio e abbia le competenze adatte a questo tipo di lavoro e soprattutto alla base ci deve essere l’intenzionalità, per poter aiutare i bambini nella loro formazione. Importante dunque per il docente è creare un ambiente sereno per l’alunno, dove possa sentirsi a suo agio, socializzare con gli altri compagni ed esprimere la sua creatività. Infatti per il bambino è importante sentirsi parte integrante di una classe; per questo una delle tecniche d’inclusione maggiormente applicate nel contesto scolastico è il “lavoro di gruppo”, consiste in un’attività ricreativa che mette in relazione più persone e cerca di farle collaborare tra loro ad un progetto comune. In questo modo si dà la possibilità a tutti di partecipare attivamente, e quindi si ha un coinvolgimento, e l’insegnante darà ad ognuno un ruolo che dovrà rispettare ma al contempo potrà aiutare un compagno del suo gruppo; con questo il bambino impara anche un altro concetto fondamentale che è la comunicazione. Esistono anche altre metodologie finalizzate al rispetto dei valori sociali, come la lettura di fiabe ricche di illustrazioni colorate, che attirano l’attenzione del bambino. Spesso si pensa che la fiaba sia necessaria solo fino ad una determinata età, mentre al contrario essa nasce prima di tutto per gli adulti, in quanto contiene una morale che spesso è difficile da comprendere per un bambino, per questo deve essere semplificata e spiegata da una persona più grande, il quale deve essere per lui una guida. Nel corso degli ultimi anni, si fa inoltre sempre più uso di tecnologie all’avanguardia come la visione di filmati; in questo caso cartoni animati adatti all’età del bambino, che siano divertenti e allo stesso tempo educativi.

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  21. Siamo immersi in una società multiculturale, multietnica e multi religiosa in cui sempre più spesso si verificano situazioni conflittuali sia all’interno che all’esterno del contesto educativo a causa del mancato riconoscimento di alcuni valori quali amore, onore e dignità. In contesti specifici come quello scolastico, un insegnante deve possedere alcune conoscenze, competenze e abilità per poter promuovere strategie di inclusione che conducano al rispetto dei diritti propri ed altrui attraverso la partecipazione e il coinvolgimento. L’educatore inoltre deve essere preparato ad aiutare il bambino individualmente facendo si che le abilità di ognuno possano essere messe in circolo e condivise anche dagli altri, deve favorire la capacità di relazione con i coetanei attraverso una promozione del senso empatico e facendo rispettare i diversi punti di vista,infine deve indirizzare, qualora si verificassero all'interno del gruppo,atteggiamenti aggressivi in energie positive.

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  22. Flaminia Spignoli13 March 2012 at 03:06

    Uno dei problemi più frequenti nella scuola è il conflitto. per contrastarlo l'insegnante dovrebbe sviluppare diverse competenze: mediazione, autocontrollo, buone abilità comunicative, collaborazione, insegnare ai bambini il dialogo, la riflessione, fargli capire il rispetto per gli altri...Tutte queste abilità sono fondamentali in quanto l'insegnante deve essere in grado di individuare situazioni di contrastro ed intervenire con gli strumenti giusti promuovendo attività che non generano nuovi conflitti. Alcune buone pratiche potrebbero essere: attività di gruppo, in modo da coinvolgere tutti i bambini e farli sentire parte del gruppo, promuovere l'inclusione, l'insegnate deve far in modo di eliminare qualsiasi forma di discriminazione, e l'utilizzo di tecnologie ( computer, filmati, cartoni...

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  23. Esempi di buone pratiche educative all’interno del contesto di insegnamento-apprendimento possono consistere in attività laboratoriali e di gioco, che favoriscono la conoscenza e l’interazione reciproca fra diversi soggetti. Tutto ciò permette uno sviluppo dell’empatia spontaneamente e senza alcun tipo di costrizione, realizzando una dimensione in cui i bambini riescono a comprendere il senso della molteplicità.

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  24. 1) L'insegnamento è definito secondo i termini di evento pedagogico nel momento stesso in cui il docente produce nel discente saperi, cultura, causa cioè in lui la scienza. L'abilità dell'insegnante sta nel riconoscersi docente e discente contemporaneamente. Egli infatti, quotidianamente. è chiamato a misurarsi con le conoscenze che possiede, a migliorarsi, e quindi, conseguetemente, a trasmettere i propri saperi al prossimo suo. Vive quindi un continuum della formazione. L'insegnante deve assolvere a compiti specifichi, quali per esempio creare un ambiente adatto al fenomeno di insegnamento-apprendimento, cercare di essere puntuale nell'osservazione, nell'analisi, nello studio della dinamica secondo cui vivono e si intersecano più vicende fra loro (complessità).L'insegnante deve portare ad uno stesso livello di conoscenza tutti gli allievi, applicando tecniche diverse per ciascuno, che rispondano, in questi termini, alle peculiari caratteristiche di ognuno. Attegiamenti personali positivi da parte dell'insegnante, quali la flessibilità, l'elasticità, la disponibilità, il riuscire a mediare le esigenze del discente con gli obiettivi del docente, spingono chi impara a porsi nei confronti della scuola e della cultura con MOTIVAZIONE E BISOGNO DI CULTURA.
    2) Sarebbe bello se gli insegnanti e i genitori cogliessero il pensiero secondo cui i loro ruoli sono parti fondamentali di uno stesso scopo, come se fossero le due metà del conseguimento di un obiettivo comune, e pertanto non scindinbili fra loro, ma insostituibilmente fuse. Spesso di infiltra nella nostra mente la concezione per cui spetti l'educazione al genitore del discente e l'istruzione al docente...ma, colui che impara, non vive, comunque, un'educazione all'istruzione?! Lo scopo della comunicazione fra le parti è che queste vivano tra loro interazione, individuando reciproci scpopi di fomazione ed attingendo saperi da risorse educative qualitativamente sempre migliori, in coninua trasformazione ed evoluzione propositiva!!!

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  25. Le competenze che devono essere sviluppate per coloro che lavorano in un contesto educativo sono molteplici: cominciando dalla conoscenza delle problematiche e particolarità della fascia di età in questione, fino ad arrivare al contenimento dei comportamenti disturbanti con metodologie e strategie efficaci ma non drastiche.
    Per quanto riguarda il conflitto può verificarsi per diverse motivazioni tra le più gravi esclusione e bullismo.
    Normalmente il conflitto, soprattutto in età giovanissima, si verifica per capriccio o per invidia dell’altro.
    Ciò dipende dall’educazione ricevuta in famiglia, tra gli amici o nei contesti abitativi. Compito del docente è quello di trasformare le convinzioni sbagliate e di imprimere convinzione, e quindi apprendimento, di ciò che è giusto e ciò che non lo è, insegnando a distinguere in ogni situazione.
    Inoltre il docente deve possedere grande conoscenza della materia di insegnamento, dei suoi alunni e delle loro situazioni familiari e psicologiche, deve avere entusiasmo nel presentare loro ciò che vuole sia appreso, deve indurre abitudini, e infine deve essere elastica dipendentemente dal caso.

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  26. 1 Le finalità educative di trasformare gli episodi caratterizzati dal conflitto in occasioni di scambio,di conoscenza e tolleranza delle diversità ,ad esempio, si realizzano in situazioni concrete attraverso l’apprendimento e l’applicazione di metodi alternativi di gestione del conflitto da parte dell’insegnante, affinchè, ne favoriscano l’evoluzione in senso costruttivo. In base a ciò che è stato appena detto,l’insegnante quindi a mio parere, dovrebbe essere dotato di atteggiamenti,quali : apertura nella comunicazione del proprio contesto classe per scoprire l’apice del problema sorto,disponibilità nel promuovere un’efficace strategia educativa di risoluzione e fiducia nelle scelte proprie e dei ragazzi coinvolti nel conflitto.


    2 Gli strumenti che possono promuovere la risoluzione dei conflitti, sono atteggiamenti che inducono la reale partecipazione di tutti,cercando prevalentemente di “fare” e “provare” attraverso giochi educativi basati sul lavoro-gioco delle emozioni ,simulazioni di specifici ruoli ,tecniche teatrali e attività di comunicazione a cerchio per discutere in modo costruttivo e rispettoso ad esempio. Grazie a queste attività i protagonisti interagiscono, comunicano e apprendono processi essenziali, come il saper “empatizzare”, utili per la risoluzione del problema.

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  27. Clarissa Calzolaio13 March 2012 at 03:31

    In linea generale, possiamo dire che un buono educatore deve essere capace di valutare,comunicare e organizzare il proprio insegnamento. Però nella risoluzione di un conflitto è fondamentale il ruolo dell’educatore nella sua qualità di mediatore: deve saper mediare e districarsi nel conflitto perché è da sottolineare prima di tutto che il conflitto è un’opportunità di riflessione e anche di cambiamento. Il conflitto è il mezzo attraverso il quale il mediatore può comprendere le problematiche delle parti. Ma per risolvere un conflitto l’educatore deve avere gli strumenti per analizzare e riconoscere e interpretare i conflitti stessi che via via si presentano nella quotidianità della vita scolastica, individuando così forme concrete e possibili di mediazione psicopedagogica e didattica, collaborando con i ragazzi, con i genitori e guardando ai risultati della ricerca psicopedagogica degli ultimi anni. Come mediatore l’ educatore deve tener conto dei bisogni delle parti coinvolte ma sopratutto deve avere la capacità di essere flessibile e in grado di interagire con gli utenti stessi senza mai dimenticare i confini e le peculiarità del proprio ruolo. In questa mediazione l’educatore è chiamato a riconoscere e ascoltare i sentimenti dell’utente e considerare l’alunno e le dinamiche del gruppo in cui lo stesso è inserito e perciò compito dell’educatore è trovare gli strumenti più efficaci perché ogni utente si senta parte del gruppo. In quanto mediatore gli obiettivi e strumenti dell’educatore sono molteplici. Anzitutto migliorare e/o stabilire la comunicazione, e quindi favorire l’ascolto dell’altro, la cooperazione, e sopratutto prevenire situazioni di prepotenza e violenza. Quindi in quanto mediatore deve permettere la cooperazione e collaborazione tra individui affinchè ognuno possa portare avanti la propria idea senza mai imporla agli altri. Quello che è importante è che il mediatore sia sempre neutrale rispetto alle parti coinvolte nel conflitto senza mai favorirne una rispetto all’altra. A mio parere è però fondamentale , in aggiunta a quanto detto, la dedizione e la sensibilità con la quale il mediatore approccia alla risoluzione del conflitto.

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  28. Roberta Travaglini13 March 2012 at 03:33

    Il termine conflitto può essere riferito a diversi ambiti e in ogni ambito si cerca un metodo di risoluzione del conflitto, in particolar modo un intermediario capace di porre fine al conflitto tra due o più parti. Quando ci riferiamo all’ambito didattico un posto privilegiato spetta all’insegnante. L’insegnante è il mediatore che ha il compito di porre fine al conflitto che può nascere all’interno della classe. È importante che l’adulto-educatore si renda conto dell’importanza di favorire e stimolare la diversità, la creatività, la divergenza, per non soffocare i “talenti” di ogni bambino, diversi da quelli di ogni altro. L’insegnante deve essere mezzo significativo di stimolazione ed incoraggiamento per ogni allievo, che deve sentirsi libero di essere se stesso senza imbarazzi e confronti. Ad esempio, se all’interno della classe sono presenti bambini di diversa nazionalità, l’insegnante deve possedere dentro di sé concetti di interculura, integrazione e uguaglianza,per poter poi agire secondo questi ideali e trasmetterli ai bambini. L’insegnante deve educare alla pace. Perché ciò sia possibile l’insegnante non deve avere pregiudizi, deve avere responsabilità, autocontrollo.

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    1. Maria Antonietta Menichelli13 March 2012 at 03:46

      1) Per poter risolvere i conflitti ai professionisti nel campo dell’istruzione sono richieste diverse competenze, tali da rendere possibile la loro prestazione. Generalmente si scatena il conflitto perché non vengono attivati dei processi di riconoscimento tra diversi gruppi. I professionisti dell’istruzione devono avere delle competenze specifiche, ovvero devono poter ristabilire l’ordine delle cose, i rapporti intersoggettivi e riconoscere i valori di ognuno per poi conoscerne gli altri. In particolare deve esserci un’integrazione degli allievi poiché l’apprendimento è per tutti e si devono far valere i loro diritti, per questo si parla di “lotta per il riconoscimento”. Si devono adottare quindi “strategie di inclusione” e inoltre si deve svolgere un lavoro di ricongiunzione dell’esperienza pratica ai principi universali.
      2) Tra le diverse pratiche nell’insegnamento e nell’apprendimento per far fronte ai conflitti è necessaria una strategia di inclusione, ovvero la COMUNICAZIONE, perché è fondamentale che gli allievi riescano ad interagire tra loro, collaborando e scambiando le loro idee che vanno a confrontarsi con la realtà. Ogni singolo allievo deve essere libero di esprimere la sua opinione in modo poi da poter correggersi nel momento del confronto, questo può avvenire per esempio con delle attività di gruppo in cui la cosa fondamentale è quella di rendere nota la partecipazione di tutti gli allievi nel processo educativo.

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    2. Maria Antonietta Menichelli13 March 2012 at 03:54

      1) Per poter risolvere i conflitti ai professionisti nel campo dell’istruzione sono richieste diverse competenze, tali da rendere possibile la loro prestazione. Generalmente si scatena il conflitto perché non vengono attivati dei processi di riconoscimento tra diversi gruppi. I professionisti dell’istruzione devono avere delle competenze specifiche, ovvero devono poter ristabilire l’ordine delle cose, i rapporti intersoggettivi e riconoscere i valori di ognuno per poi conoscerne gli altri. In particolare deve esserci un’integrazione degli allievi poiché l’apprendimento è per tutti e si devono far valere i loro diritti, per questo si parla di “lotta per il riconoscimento”. Si devono adottare quindi “strategie di inclusione” e inoltre si deve svolgere un lavoro di ricongiunzione dell’esperienza pratica ai principi universali.
      2) Tra le diverse pratiche nell’insegnamento e nell’apprendimento per far fronte ai conflitti è necessaria una strategia di inclusione, ovvero la COMUNICAZIONE, perché è fondamentale che gli allievi riescano ad interagire tra loro, collaborando e scambiando le loro idee che vanno a confrontarsi con la realtà. Ogni singolo allievo deve essere libero di esprimere la sua opinione in modo poi da poter correggersi nel momento del confronto, questo può avvenire per esempio con delle attività di gruppo in cui la cosa fondamentale è quella di rendere nota la partecipazione di tutti gli allievi nel processo educativo.

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  29. Molto spesso può accadere di trovarci di fronte a situazioni di conflitto. L’insegnante ha un ruolo fondamentale, deve conoscere innanzitutto i suoi alunni e le loro situazioni familiari in modo tale da comprendere e capire il bambino, deve essere capace di creare nella classe un’atmosfera socievole e tranquilla. Sono di grande importanza la cooperazione e la comunicazione ma anche giochi hanno secondo me un ruolo fondamentale per l’eliminazione del conflitto. L’insegnante non deve acquisire grandi competenze, deve essere in grado di superare tali situazioni e cercare di non schierarsi dalla parte di nessuno.

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  30. I conflitti che possono nascere tra gli allievi, all'interno di una classe, sono diversi. Al giorno d' oggi probabilmente i più frequenti sono i conflitti sociali, in quanto l'immigrazione è ormai fenomeno diffusissimo. L'insegnante è colei che deve cercare di risolverli attraverso abilità e competenze. Ella deve essere in grado prima di tutto di gestire i conflitti utilizzando sensibilità ed empatia. La sensibilizzazione è uno dei lavori che deve essere portato avanti dalla docente per eliminare disuguaglianze e e conflitti. Anche l'inclusione rappresenta un mezzo per coinvolgere i bambini cercando di far capire loro la diversità e che essa non è obbligatoriamente un male. L'insegnante deve essere la prima a dare il buono esempio facendo rispettare i diversi punti di vista, considerando uguali tutti gli allievi e facendo svolgere in aula lavori di gruppo. Ella deve aiutare e sostenere in qualsiasi caso i suo discenti, anche così impartirà loro nozioni valide per evitare o risolvere conflitti.

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  31. Marta Margiotta13 March 2012 at 04:03

    Un insegnante deve essere in grado di intervenire nelle situazioni di conflitto, che possono avere varia natura, come per esempio un conflitto tra compagni, tra genitore e alunno, tra bambino ed insegnante stesso, sviluppando capacita' ed abilita' finalizzate all'educazione ed al mantenimento dell'equilibrio e della pace all'interno del gruppo classe: la cooperazione, la comunicazione, ma soprattutto l'empatia, intesa come la capacita' di mettersi nei panni degli altri, di capire ed intendere le situazioni interiori che hanno portato al conflitto, ma anche la capacita' di ricercare una soluzione.
    Per quanto riguarda gli esempi: se pensassimo ad una classe in cui e' presente un bambino con origini straniere e si dovessero presentare situazioni di emarginazione, conflitti culturali e razziali, l'intervento dell'insegnante deve consistere in: fare in modo che i bambini vivano le esperienze dell'altro(l'empatia, appunto) ed intervenire favorendo l'inclusione(con giochi che aiutino tutti a partecipare, lavori di gruppo ecc.).

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  32. martina rapagnani13 March 2012 at 04:03

    Il conflitto è ormai, all'ordine del giorno, nei più svariati contesti educativi. Proprio per questo l'insegnante dovrebbe avere quelle competenze che gli permettono di risolvere tali conflitti o quanto meno di saperli gestire. Tra le competenze che un'insegnante dovrebbe avere, a tal proposito, si possono menzionare: la capacità di inclusione, lo sviluppo della collaborazione, della comunicazione e dello scambio tra i bambini, la promozione dell'empatia, avere buone capacità di simulazione, favorire l'interazione e la comprensione dell'altro, ma promuovere anche il dialogo con le famiglie. Un esempio di conflitto potrebbe essere, pensando ad una classe. una litigata tra compagni che termina con una spinta da parte di uno dei due. L'insegnante a questo punto, nel caso non avesse assistito a tutta la scena, potrebbe chiedere, ad entrambi,la versione dei fatti e il perchè di quella spinta. In seguito per far comprendere ai bambini che non si usano le mani e quindi non si spingono i compagni, potrebbe mettere in atto la simulazione con il bambino che ha dato la spinta e chiedergli come si sarebbe sentito lui al posto del suo compagno.

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  33. Maria Antonietta Menichelli13 March 2012 at 04:05

    1) Per poter risolvere i conflitti ai professionisti nel campo dell’istruzione sono richieste diverse competenze, tali da rendere possibile la loro prestazione. Generalmente si scatena il conflitto perché non vengono attivati dei processi di riconoscimento tra diversi gruppi. I professionisti dell’istruzione devono avere delle competenze specifiche, ovvero devono poter ristabilire l’ordine delle cose, i rapporti intersoggettivi e riconoscere i valori di ognuno per poi conoscerne gli altri. In particolare deve esserci un’integrazione degli allievi poiché l’apprendimento è per tutti e si devono far valere i loro diritti, per questo si parla di “lotta per il riconoscimento”. Si devono adottare quindi “strategie di inclusione” e inoltre si deve svolgere un lavoro di ricongiunzione dell’esperienza pratica ai principi universali.
    2) Tra le diverse pratiche nell’insegnamento e nell’apprendimento per far fronte ai conflitti è necessaria una strategia di inclusione, ovvero la COMUNICAZIONE, perché è fondamentale che gli allievi riescano ad interagire tra loro, collaborando e scambiando le loro idee che vanno a confrontarsi con la realtà. Ogni singolo allievo deve essere libero di esprimere la sua opinione in modo poi da poter correggersi nel momento del confronto, questo può avvenire per esempio con delle attività di gruppo in cui la cosa fondamentale è quella di rendere nota la partecipazione di tutti gli allievi nel processo educativo.

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  34. Alessandra Ricci13 March 2012 at 04:06

    Per operare in contesti educativi credo che sia necessario avere una preparazione pedagogica. L'educatore deve riuscire a risolvere le varie situazioni che si possono presentare in classe,nella scuola dell'infanzia ad esempio sono ricorrenti le situazioni di conflitto,è compito del docente riuscire a risolverle e fare in modo che non si manifestino nuovamente. Spesso questi conflitti derivano dal fatto che viviamo in una società multietnica. Le differenze somatiche e culturali a volte diventano oggetto di discriminazioni anche tra i bambini,l'insegnante deve riuscire a sensibilizzare il suo gruppo classe a queste differenze,per fare si che non si verifico più questi episodi non solo nel periodo scolastico,l'insegnante deve trasmettere un insegnamento per la vita. L'insegnante deve quindi sviluppare la partecipazione e la collaborazione degli studenti e delle loro famiglie. Gli educatori devono sviluppare una certa flessibilità per riuscire a gestire qualsiasi situazione. L'insegnate deve inoltre disporre di competenze tecnico-operative adeguate come ad esempio gestire i programmi,organizzare degli ambienti adatti per il processo di apprendimento,saper valutare,riconoscere le diverse caratteristiche degli studenti.

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  35. valentina eramo13 March 2012 at 04:07

    Il conflitto rappresenta una parte importante del rapporto umano e come tale non può essere scisso da esso. Consente il confronto , lo scambio e l’occasione per ciascuno di esprimere il proprio IO INTERIORE e far venire alla luce le proprie dimensioni più vere. Il contesto scolastico ,come ambiente di crescita e confronto non è esente da esso . Lo scopo dell’insegnante è , quindi , quello di costruire delle possibilità di mediazione e di confronto pacifico tra le parti in disaccordo soprattutto mediante l’ascolto attivo senza prendere le parti di nessuno . Conoscere questi conflitti, delinearne possibili sviluppi, gestirne costruttivamente gli andamenti e le conseguenze rappresentano alcuni dei compiti professionali di coloro che lavorano nella scuola e nei servizi educativi. Si deve cercare di diminuire il più possibile il disagio , favorire strategie di comunicazione efficace tra studenti e docenti al fine di migliorare l'integrazione ed il raccordo tra i vari sistemi della scuola. Pianificare interventi efficaci e efficienti per il superamento del disagio .
    Sviluppare un'attitudine positiva verso il conflitto favorendo una gestione costruttiva delle tensioni creando degli atteggiamenti propositivi dei ragazzi alla vita.
    Sviluppare le competenze per la mediazione sociale e la partecipazione attiva.
    Promuovere un clima che stimoli e invogli il più possibile la collaborazione , la cooperazione , la crescita e l’apprendimento .

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  36. 1)Secondo me, un insegnante deve avere diverse competenze specifiche da utilizzare nella risoluzione di un conflitto: deve innanzitutto essere super partes, quindi al di sopra di eventuali pregiudizi o preferenze; deve essere disposto all'ascolto e alla comprensione; deve utilizzare come strumenti la comprensione e il dialogo; deve saper mediare e trovare un accordo tra le parti in conflitto, o anche tra sé stesso e le altri parti, se è coinvolto nel conflitto (in questo caso deve dimostrare anche cooperazione); deve dimostrare sensibilità verso le esternazioni delle parti in conflitto, e non sottovalutarle o ignorarle; è importante anche avere fantasia, per trovare soluzioni creative nelle situazioni di conflitto.

    2) Esempio pratico: un litigio tra due bambini riguardante le diverse abilità in cui ciascuno dei due riesce meglio; ognuno dei due vorrebbe saper fare quello che sa fare l'altro. L'insegnante, dopo aver ascoltato lo sfogo dei due bambini, dovrebbe, non dando ragione a nessuno dei due, dimostrare comprensione ad entrambi. Una possibile soluzione del problema potrebbe essere organizzare un lavoro di gruppo in cui ognuno dei due abbia compiti differenti , stimolando la cooperazione; e alla fine il risultato sarà dato dall'insieme delle abilità dei bambini, che probabilmente presenteranno con orgoglio il lavoro finale, sentendo riconosciuto il proprio lavoro, ma dividendo il riconoscimento con il compagno.

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  37. Arianna Polimanti13 March 2012 at 04:13

    1)Molte delle differenze che hanno gli alunnin tra loro derivano,ovviamente, dalla famiglia dalla quale provengono. Anche la scuola crea delle differenze tra i discenti: come cercare di prevenirle? Ogni alunno che entra nel mondo della scuola inizia una sorta di "storia" personale che viene accompagnata da dei prerequisiti. Se vissuta "positivamente" dall'alunno, il suo percorso verrà affrontato con più tranquillità, nel caso in cui la storia scolastica del bambino venga segrnata da episodi negativi, è compito dell'insegnante appianare i diversi livelli di conoscenze,competenze,apprendimento, per far sì che ci sia equità nel gruppo classe, permettendo così il raggiungimento dell'obiettivo partendo da metodi differenti a seconda del discente.

    2)Se ci fosse comunicazione, non ci sarebbe conflitto. A mio parere la risposta a questa domanda è molto elementare: se in un gruppo classe ci fosse della sana e buona comunicazione, nessuno prevarrebbe su un altro e nessuno di conseguenza si sentirebbe escluso. Il metodo principale di risoluzione di un conflitto,o magari anche di prevenzione, è il lavoro di classe nel quale nessuno è più o meno importante di un altro, ma tutti indispensabili e insostituibili per il raggiungimento dell'obiettivo prefisso dall'insegnante. Quest'ultimo in particolar modo, deve far sì che tutti abbiano lo stesso compito con modalità differenti, non deve avere,come si suol dire "occhi di riguardo" verso un alunno in particolare e quindi non creare una sorta di gerarchia che possa destabilizzare il gruppo.

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  38. 1)all'interno di un contesto scolastico è facile che si creino dei conflitti che disturbino l'insegnamento e quindi l'apprendimento da parte dei discenti. Il compito dell'insegnante è quello di limitare se non eliminare del tutto questo problema grazie a quelle che sono le sue competenze specifiche. In realtà si tratta di cose semplici ma efficaci quali la risoluzione dei problemi, la chiarezza dei contenuti nelle spiegazioni in modo tale che tutti possano far prorpi gli argomenti, la creazione di un dialogo con gli alunni, dando, inoltre, importanza a quello che è il passato di questi ultimi quindi alle competenze di base tenendo sempre conto di tutto ciò che riguarda la sfera emotiva.
    2) Per risolvere un conflitto bisogna mettere in atto quelle che sono le competenze e capacità specifiche elencate nella risposta precedente. Alcuni esempi di buone pratiche dell'insegnamento per il risolvimento del conflitto riguardano i lavori di gruppo e tutte quelle situazioni che rendono tutti i membri di uno stesso contesto scolastico partecipi al medesimo lavoro, facendo si che interagiscano tra loro diretti o meno dall'insegnante, rafforzando il lavoro di squandra e il sentimento di ugualianza all'interno della classe.

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  39. 1)La risoluzione del conflitto dovrebbe essere competenza dell'educatore, in ambito scolastico dello stesso insegnante, il quale deve possedere conoscenze sull'argomento, abilità come quella della mediazione e atteggiamenti obiettivi nei confronti di ogni singolo allievo e ogni singola situazione. Credo che l'insegnante in caso di conflitto in classe debba analizzare in un primo momento la situazione in maniera più obiettiva possibile, cercare di non schierarsi da nessuna delle due parti e infine cercare delle soluzioni per ridurre al massimo il conflitto. Una delle soluzioni potrebbe essere quella di impostare un tipo di lezione cooperativa, cercare di far lavorare insieme i bambini per fargli assumere un atteggiamento di collaborazione che riduca al massimo competizioni negative che possono nascere in una classe.

    2)Credo che una delle principali buone pratiche per risolvere un conflitto sia quella della collaborazione, della cooperazione in un rapporto educativo sia tra allievi, sia tra allievo e insegnante. Le attività di gruppo possono facilitare la conoscenza sia di se stessi che degli altri.

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  40. MARIA CHIARA BANDE13 March 2012 at 04:22

    Nella convivenza e nell’interazione tra le persone sono presenti dei conflitti dai quali non ci si può sottrarre ma anzi bisogna imparare a gestirli. Lo stesso vale per i bambini, dovendo stare insieme per molto tempo della giornata nella stessa aula è normale che tra loro possano nascere dei conflitti e questi generalmente sono scaturiti nel momento in cui si hanno pensieri, desideri e obiettivi diversi. Il conflitto può dipendere da diversi fattori, come :l’empatia, la sensibilità sociale, il carattere di ogni bambino e i fattori culturali. Il conflitto però non deve essere visto solo come qualcosa di negativo in quanto successivamente per il bambino può essere stimolo per arricchire le sue conoscenze e conoscere opinioni diverse dalle sue. L’insegnante che assiste ad un litigio deve quindi essere in grado di capire quale sia il problema e subito dopo trovare la soluzione migliore per poterlo risolvere. Il maestro interrompe il conflitto ascoltando le opinioni di ambedue le parti ma comunque il suo ruolo non né quello di giudice ma bensì di mediatore nel conflitto.

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  41. 1)Considerando l'alta frequenza e la diversa natura dei conflitti che si verificano all'interno della nostra società, diventano sempre più necessari interventi specifici da parte dei "professionisti dell'educazione". I disagi che possono insorgere in una classe devono essere gestiti dagli insegnanti attraverso competenze relazionali, ma anche attraverso attitudini personali come flessibilità, entusiasmo, capacità di osservazione. L'insegnante deve essere in grado di individuare il conflitto, comprenderlo e, in seguito, cercare di risolverlo attraverso processi di negoziazione, mediazione e diplomazia.

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    1. 2)Come esempi pratici di insegnamento penso che, oltre alle competenze di cui ho già parlato,siano fondamentali la buona comunicazione,la collaborazione e la comprensione tra i soggetti che agiscono nel conflitto. Che riguardi il rapporto genitori-insegnanti o insegnanti-alunni o insegnanti-insegnanti, o ancora alunno-alunno, COMUNICARE, COMPRENDERSI e COLLABORARE sono i pilastri per una convivenza pacifica.

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  42. Antonella Bersani13 March 2012 at 04:25

    1) Le abilità specifiche che dovrebbe avere un insegnante per risolvere i conflitti sono: l'abilità di promuovere il dialogo, confronto, cooperazione, rispetto dell'altro e del parere dell'altro quindi far valere il principio dell'INCLUSIONE all'interno di una classe. Possiamo dire, infatti, che il linguaggio è una delle più importanti strategie per risolvere un conflitto ed eliminare delle eventuali discriminazioni.


    2) Per quanto riguarda l'esempio concreto si potrebbero organizzare delle attività di gruppo per gli alunni con componenti di 5 persone, ad esempio, e realizzare dei lavori. Per quanto riguarda l'attività essa dovrebbe essere fatta in modo da non produrre competizione o desiderio di prevalere sull'altro.

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  43. Chiara Tognazzi13 March 2012 at 04:27

    1)All'interno di un contesto scolastico dove si manifestano episodi di conflitto è opportuno anzitutto che l'insegnante tenga conto delle caratteristiche affettive d'ingresso di ogni alunno, ossia del suo vissuto precedente, in modo tale da poter orientare con una maggiore consapevolezza il processo educativo. Inoltre è importante che l'insegnante segua con maggiore attenzione gli alunni con un vissuto particolare come per esempio i figli di immigrati affaincando a questi, se necessario, anche un tutor-coach che li aiuti a capire e risolvere i problemi che tali situazioni possono creare. E' opportuno quindi che il docente lavori sull'aggirare gli stereotipi, cercando di creare una situazione di INCLUSIONE dove ognuno abbia l'opportunita di mettersi in gioco e vivere una situazione di parità rispetto agli altr; perchè la situazione di conflitto si genera proprio quando manca il riconoscimento dei diritti.

    2)Gli strumenti di cui avvalersi per la risoluzione del conflitto sono molteplici, come i gruppi di lavoro misti senza un ordine gerarchico,classi cooperative, un appropriato uso della gestualità e della mimica facciale durante le spiegazioni in modo tale da supportare la parola e rendere più facile la comprensione e la comunicazione. Strumenti diversi ma con l'obiettivo comune della coesione sociale.

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  44. A mio parere, le capacità che deve avere un insegnante quando si trova davanti a un conflitto, deve assumere atteggiamenti e modalità diverse a seconda del tipo di conflitto. se è tra un individuo o un altro oppure se è verso una qualche istituzione, nello specifico in questo caso, dell'istituzione scolastica.

    Sicuramente è essenziale, innansi tutto, che la persona che vuole cercare di risolvere un conflitto, sviluppi una sorta di empatia verso o le due parti in causa, o solo verso il soggetto, che gli permetta di entrare in relazione con lo stato d'animo del soggetto, per capire cosa prova e come si sente. Una volta fatto dovrebbe cercare le cause che hanno scatenato il conflitto e trovare un modo per risolverlo. Un esempio di questo lo possiamo trovare con la "dinamica triangolare" In questo caso, c'è una persona neutra che cerca di mediare e di indirizzare verso di se, la negatività dei soggetti in conflitto, cercando poi una soluzione oggettiva. Importante in questo sistema è sicuramente la capacità dialogica, perchè senza di essa sarebbe impossibile risolverlo.

    Se questo tipo di atteggiamento non funziona allora si potrebbe provare a pensare ad altri metodi, quindi l'insegnate deve essere anche flessibile nell'atteggiamento, cogliere le occasioni giuste per la risoluzione, essere capace di crearle, quindi avere ottime capacità di gestione. Un altro modo per risolvere il conflitto è anche ad esempio, nell'interno della scuola, è quella del cambiamento o di posto o anche della posizione dei banchi, in modo da mettere i due soggetti in conflitto a stretto contatto e provando a vedere se riescono a risolvere soli la situazione, o semplicemente dire all'altro tutto quello che ha causato un conflitto o ancora di permettere all'insegnante di capire il motivo scatenante e trovare quindi la soluzione. Quindi è anche importante che sappia osservare e analizzare le situazioni.

    Un altro modo per risolvere i conflitti potrebbe anche essere la collaborazione a un comune progetto, o comunque di organizzare qualcosa insieme allo scopo di permettere di, ad esempio, apprezzare l'altro oppure, se il conflitto nasce da pregiudizi, di farli sparire grazie alla conoscenza.

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  45. 1) Nella società odierna agli insegnanti vengono richieste numerose competenze,tra cui la capacità di risolvere i conflitti negli ambienti scolastici. Innanzitutto per prevenire l'insorgenza dei conflitti, è necessario creare un ambiente scolastico che risponda ai bisogni di tutti gli allievi e che coinvolga tutti in una partecipazione attiva. L'insegnante, dotato di una particolare sensibilità, deve essere in grado di riconoscere eventuali situazioni di disagio e deve avere la capacità di intervenire tempestivamente con strumenti di mediazione e collaborazione, quali dialogo, confronto e lavori di gruppo.

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  46. Camilla Bisciotti13 March 2012 at 04:34

    I conflitti che si possono creare all'interno di un embiente educativo sono molteplici. Il conflitto nasce per un'affermazione del proprio volere contro il volere di un altro o più individui e compito dell'educazione è ristabilire l'ordine delle cose in modo che ognuno senta di valere ed essere importante. Ogni insegnante dovrebbe possedere un bagaglio di competenze ed abilità che gli permettano di affrontare e risolvere situazioni conflittuali. Un insegnante dovrebbe innanzitutto privarsi di ogni pregiudizio che potrebbe in qualche modo offuscare una visione corretta della situazione di conflitto, dovrebbe quindi accertarsi di conoscere dettagliatamente i fattori che causano tale conflitto restando almeno in un primo momento imparziale. E' necessario saper instaurare dialoghi costruttivi che favoriscano uno scambio di idee e posizioni. Un buon educatore dovrebbe inoltre stimolare e migliorare in ognuno dei propri studenti la capacità all'ascolto indispensabile per avviare una risoluzione del conflitto. Si dovrebbe lavorare su una base di rispetto reciproco in cui l'educatore dovrebbe agevolare un processo di condivisione delle idee. Per tali ragioni si richiedono caratteristiche quali l'empatia, lo spirito di cooperazione ,apertura mentale ma al tempo stesso regole ben precise.Parlando di conflitto non si può non pensare alle strategie di inclusione offerte dalla pedagogia interculturale. Secondo Honneth il conflitto nel contesto scolastico si scatena quando viene meno un riconoscimento di tipo sociale è necessario quindi promuovere anche all'interno delle scuole l'interazione e lo scambio tra etnie differenti utilizzando una lingua comune, una buona gestualità, utilizzato un piano ben scandito in quanto il bambino stesso si dimostra particolarmente sensibile al ritmo.

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  47. Cristina Chiapparelli13 March 2012 at 04:36

    Credo che il conflitto sia costitutivo di qualsiasi rapporto e che una sua gestione costruttiva possa tramutarsi in un’esperienza rilevante dal punto di vista sociale, educando alla promozione di una relazione più forte e significativa con gli altri.
    All’interno dell’ambiente scolastico vari sono i livelli di conflittualità che possono manifestarsi: tra alunni, tra insegnanti ed allievi, tra colleghi, tra docenti e genitori. Un’eterogeneità di situazioni alla quale difficilmente si può far fronte con risposte standardizzate.
    Nonostante ciò, ritengo che potrebbe aiutare i tecnici dell’educazione il possesso di un bagaglio costituito sia da determinate competenze professionali sia da specifiche qualità personali.
    Rientrano nel primo gruppo il ricorso a strumenti quali l’ascolto attivo ed obiettivo, l’integrazione conflittuale (in cui si assicura la partecipazione di tutti, si adotta un atteggiamento positivo, si approfondiscono argomentazioni e divergenze, si alternano i livelli di espressione), le delucidazioni (tese a far prendere coscienza del percorso che ha rappresentato la trama della discussione) e la facilitazione (la quale, avvalendosi di domande, riformulazioni e sintesi, cerca di favorire lo sviluppo di una comunicazione efficace).
    Invece, sul versante delle doti naturali, tali figure dovrebbero mostrarsi flessibili, comunicative, pazienti, capaci di mettere a proprio agio ma soprattutto dovrebbero aver maturato una forte capacità empatica ed essere in grado di trasmetterla ai loro interlocutori.
    Tra le “buone pratiche” che potrebbero essere d’aiuto agli educatori vi è, a mio avviso, il ricorso al gioco di ruolo e alla simulazione, che permettono di elevare la consapevolezza delle tematiche oggetto di analisi, e l’utilizzo di mezzi multimediali (ad esempio, i film), fondamentali per la contestualizzazione delle stesse.

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  48. Quando si parla di conflitto si può fare riferimento ad un situazione collettiva, un conflitto nella società o ad un conflitto tra due persone. Ogni conflitto ha la sua logica morale; è proprio qui che entra in gioco l'educazione. La ricaduta in pedagogia è riscontrabile in ogni tipo di conflitto. L'obiettivo che ci si deve porre è sempre quello di ristabilire l'ordine delle cose, riconoscendo e rispettando i valori delle persone.
    Un insegnante competente deve avere la capicità di mettersi nei panni dell'altro, di comprendere e fare propri i sentimenti (positivi o negativi che siano) altrui. Sto parlando dell'empatia, qualità molto apprezzata tra insegnanti, studenti e famiglie. Inoltre, nei contesti educativi sono fondamentali vere e proprie capacità gestionali e strategiche (e non solamente qualità personali che possono fare "da contorno" alla figura dell'insegnante). E'importante che l'insegnante promuova il processo di inclusione: tutti gli studenti devono essere resi partecipi, dal più vivace al più timido, senza alcuna esclusione o discriminazione. Anche la discriminazione rappresenta,infatti, un caso di conflitto collettivo che deve essere risolto mediante le adeguate risorse. L'insegnante deve,inoltre, essere garante di un atteggiamento etico, deve porsi come un modello da imitare, anche dal punto di vista morale.Egli appare agli alunni,infatti, un personaggio emancipato e carismatico.
    Nelle istituzioni educative è indispensabile favorire il riconoscimento della dignità dell'altro( concetto su cui si soffermò anche Marx) attraverso,ad esempio, l'educazione all'ascolto del prossimo e promuovendo il dialogo.
    In ultima analisi, ma ovviamente non di minore importanza, risulta essere imprescindibile l'educazione ai valori, quali la cooperazione, la solidarietà e la pace.


    Uno strumento particolarmente efficace per la gestione e risoluzione del conflitto potrebbe essere la disposizione dei banchi, ad esempio in cerchio o comunque in modo che tutti possano comunicare con l'altro, ma anche la pratica del lavoro di gruppo per favorire l'interazione e la comunicazione. Nel caso di litigi diretti, ad esempio, è molto utile la mediazione di un terzo elemento che però deve essere NEUTRO. In questo modo il piccolo conflitto può essere risolto in maniera pacifica.
    Un'ulteriore buona pratica è rappresentata dai progetti scolastici volti alla sensibilizzazione dei valori: in caso di presenza di bambini di nazionalità straniera in una scuola, potrebbe risultare utile proporre alla classe ricerche su usi, costumi, usanze, tradizioni della cultura di provenienza del bambino.
    Anche l'ascolto di musiche straniere,tipiche della nazione di origine di bambini stranieri, è un esercizio formativo per stimolare all'integrazione, alla risoluzione di conflitti e alla benevolenza.E' necessario che le istituzioni educative insegnino il diritto, ovviamente nei limiti del possibile, fin dalla tenera età. La scuola ha una grandissima responsabilità nella corretta interpretazione dei diritti. Spesso, infatti, l'educazione ai valori non basta, poichè essi non hanno una ricaduta pratica concreta. E' quindi necessario promuovere lo studio di aspetti normativi e legislativi.
    Ovviamente il gioco, per i bambini più piccoli, è sempre un'ottima pratica per indurre alla pace, all'inclusione, all'amore e al rispetto del prossimo.
    Per risolvere un conflitto tra genitori e insegnante è invece necessario indire una riunione per discutere le eventuali problematiche. Una riunione, per essere realmente efficace, dovrebbe essere aperta a tutti( insegnanti, studenti, genitori). In questo modo le decisioni vengono prese in comune e in totale accordo.

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  49. VIRGINIA DI MARIO13 March 2012 at 04:38

    Ogni giorno viviamo esperienze di conflitti. Essi sono dovuti principalmente alla situazione di complessità che oramai viviamo, in quanto società in continua evoluzione e sempre improntata su pareri e concezioni di natura opposta (che appunto creano questo sviluppo). Il continuo contrapporsi di tesi, antitesi e sintesi rende infinito il processo conflitto-risoluzione fino a non stabilire un vero e proprio punto di arrivo ma solo punti di partenza. Ciò però che è reso necessario da questi avvenimenti è stabilire capacità e abilità non per eliminare il conflitto, indispensabile per la crescita, ma per risolverlo e raggiungere la corretta sintesi. Il campo professionale dell'educazione sembra essere il prescelto per attivare e convalidare queste suddette abilità che a mio parere devo comprendere l'ACCETTAZIONE, il DIALOGO e l'INCLUSIONE. L'accettazione deve avvenire fra i due opposti nel conflitto, l'insegnante deve rendere possibile il fatto che l'uno accetti (non per forza condivida o si arrenda) l'altra tesi, giungendo così nel modo più pacifico possibile verso la fase del dialogo, importante nello scambio delle proprie opinioni. In questa fase è importante che l'insegnante regoli la comunicazione con abilità quali la mediazione, la partecipazione, l'ascolto e l'osservazione, senza cadere nella trappola della valutazione e del giudizio di ciò che viene detto. E' importante che lo studente si senta libero di poter esprimere il proprio parere, regolato certo da alcuni presupposti base di linguaggio e modalità, ma sentendosi sciolto da ogni giudizio e pregiudizio. Infine l'inclusione, che è il passaggio più delicato, in cui il conflitto deve ridursi al minimo e, trovati i punti in comune o una strada per la risoluzione, si deve cercare di eliminare ogni elemento "violento" del conflitto e lasciare solo ciò che fa crescere, l'elemento sociale che rende possibile lo sviluppo. L'insegnante deve indirizzare questo percorso e rendere adatto l'ambiente in cui si svolge, regolando il conflitto e lasciandolo libero nello stesso tempo, non partecipando da giudice ma da arbitro sopra le parti che si occupa solo della corretta e produttiva risoluzione.

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  50. Chiara D'Andrea13 March 2012 at 04:40

    Chi opera in contesti educativi deve necessariamente possedere e sviluppare alcune competenze fondamentali per l'individuazione, la gestione e la risoluzione del conflitto che frequentemente si genera in tali realtà.
    In particolare la figura del docente, a mio parere, dovrebbe in primo luogo porsi come un modello etico e morale positivo e quindi prima di tutto "dare il buon esempio". Sono indispensabili alcune qualità personali come l'empatia, le capacità dialogiche e di mediazione, le competenze gestionali. Inoltre è necessario cercare, per quanto possibile, di prevenire il conflitto creando un clima di classe positivo, educando all'ascolto e ai valori di solidarietà, cooperazione, pace, intercultura ed infine mettendo in atto tutte quelle strategie volte a promuovere l'inclusione ed il riconoscimento. Infatti è proprio nel misconoscimento, il mancato riconoscimento della dignità umana (riconoscimento "giuridico"), della stima sociale e dell'amore (l'amicizia, gli affetti personali), che il filosofo Haxel Honneth nel suo libro (A. Honneth, Lotta per il riconoscimento. Proposte per un etica del conflitto, Il Saggiatore, Milano, 2002) individua la causa del conflitto.



    Nella pratica quotidiana sarebbe quindi utile la messa in atto di strategie e l'utilizzo di strumenti che permettano l'individuazione, la gestione e la risoluzione dei conflitti che nel contesto scolastico possono venire a crearsi, non solo tra studenti ma anche tra le altre figure che intervengono nel processo educativo, in particolare genitori e insegnanti. Una proposta concreta proprio per la prevenzione del conflitto tra questi ultimi due ruoli è quella di rendere le riunioni aperte a tutti in modo da creare una collaborazione e una compartecipazione tra i docenti e i genitori evitando che le decisioni stabilite dagli uni siano imposte agli altri senza dare a ciascuno la possibiltà di dare il proprio contributo.
    Per quanto riguarda i conflitti tra studenti potrebbe essere utile la realizzazione di progetti scolastici relativi ai temi e ai valori da coltivare che possano sensibilizzare i bambini. La scuola dunque deve promuovere la pedagogia dell'incontro, dell'accoglienza reciproca, del dialogo costruttivo, per evitare il conflitto a livello individuale e collettivo, per incentivare una predisposizione alla pace e alla solidarietà. L'insegnante dovrebbe porre quindi attenzione alla relazione, attraverso l'attivazione nella scuola di un clima di apertura e dialogo, e all'integrazione attraverso l'adozione di strategie mirate soprattutto in presenza di alunni stranieri. Un esempio pratico di come mettere in atto questa educazione intercultuarale può essere quello di realizzare un evento o un'attivita (un lavoro di gruppo, una festa, l'incontro con un mediatore culturale, una narrazione, l'ascolto di musiche tradizionali di paesi diversi...) nella quale si coinvolgano gli alunni con obiettivi di informazione e conoscenza delle culture, scambio, convivialità e anche di riconoscimento delle differenze.
    Anche il semplice cambiamento della disposizione dei banchi nell'aula (ad esempio a ferro di cavallo o tipo "tavola rotonda") potrebbe essere un aiuto nella prevenzione e risoluzione dei contrasti.
    In ogni caso, qualunque sia il conflitto, quasi sempre per la sua risoluzione, soprattutto quando ad essere coinvolti sono i bambini, è necessario mettere in atto una dinamica triangolare in cui tra coloro che ne sono protagonisti si inserisce un terzo elemento "neutrale", il docente, che li aiuti a gestire la situazione e che li conduca possibilmente alla sua risoluzione.

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  51. 1) Un professionista nel campo dell’istruzione dovrebbe possedere un bagaglio di conoscenze, abilità e atteggiamenti volti a prevenire e risolvere delle situazioni di conflitto. Nel campo della scuola le situazioni conflittuali sono, si potrebbe dire, all’ordine del giorno e a volte anche una sola frase o un solo gesto possono far degenerare la situazione. Come prima cosa l’insegnante dovrebbe essere in grado di analizzare la situazione in modo imparziale, ascoltando allo stesso modo le “parti” coinvolte; poi, prima di qualsiasi tipo di intervento, dovrebbe cercare in tutti i modi di far comprendere il motivo scatenante del conflitto. La azioni che l’insegnante o un altro professionista dell’istruzione dovrebbero attivare non possono essere dei provvedimenti definitivi, altrimenti il conflitto risulterebbe solamente arginato e non risolto. La calma potrebbe essere un atteggiamento fondamentale in un conflitto: il tono di voce pacato e tranquillo porta le parti ad essere più contenute e meno aggressive. Promuovere l’empatia potrebbe riuscire a prevenire delle determinate situazioni di conflitto, ma anche utile a risolverne altre. Un professionista dell’istruzione dovrebbe essere in grado di affrontare una qualsiasi situazione conflittuale tenendo conto non solo dei fatti ma anche delle componenti emotive che spingono le parti a “combattersi”.

    2) Alcune attività, alcuni comportamenti o atteggiamenti possono facilitare la prevenzione o la risoluzione di situazioni di conflitto. Utilizzare delle ore di lezione per favorire la comunicazione tra i ragazzi, anche con la partecipazione degli insegnati, potrebbe favorire l’empatia; porre all’ordine del giorno un determinato argomento su cui confrontarsi sarebbe un’azione possibile. L’insegnante potrebbe anche portare in classe degli articoli riguardanti dei conflitti relazionali e far si che i ragazzi ci lavorino sopra riflettendo e proponendo delle possibili soluzioni. Il “teatro” potrebbe essere un altro mezzo di prevenzione: mettere in scena delle situazioni simili a quelle realmente esistenti che coinvolgano, però, dei personaggi diversi dalla propria persona potrebbe favorire la riflessione dei ragazzi, i quali vincolati ad interpretare un determinato personaggio, con un determinato carattere e un certo nodo di agire, permetterebbe ai ragazzi di capire cosa si prova in una situazione di conflitto.

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  52. 1-trovare una risoluzione al conflitto significa trattarlo come un fenomeno e oggetto di attenta osservazione più che come emergenza da gestire al momento,come spesso l'insegnante è portato a fare. Quindi in primis una competenza fondamentale che l'insegnante dovrebbe avere è la capacità di osservazione, che parta da una descrizione e che solo in seguito si serva di un approccio ermeneutico. solo così può operare un'astrazione dei propri pre-giudizi e analizzare le variabili intervenienti nel conflitto, e forse, a risolverlo. Credo che l'insegnante dovrebbe riuscire a non ridurre l'educazione scolastica, a un mero trasferimento di nozioni ma renderla una possibilità , un'opportunità per migliorare la società, innalzando a valori quali la cooperazione, collaborazione, valorizzazione delle diversità, solidarietà, empatia e soprattutto non lasciarla ingabbiata entro i confini della scuola.
    2- credo che il gioco,o il racconto di fiabe seguito da momenti di scambi comunicazionali, possano essere considerati come strumenti utili per far apprendere ai bambini cosa sia un conflitto e come fare anche autonomamanete a risolverlo, e come momenti di osservazione da parte del docente.

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  53. Buongiorno a tutti sono sara massenzi una studentessa del primo anno di corso di Scienze della Formazione Primaria di Roma Tre. Ho ancora molta strada da fare, avendo intrapreso da poco questo perscorso, ma trovo che sia molto utile avere l'opportunità di confrontarmi con voi e quindi provo a lasciare la mia riflessione. Nei contesti educativi i conflitti si possono generare tra compagni, tra colleghi, tra insegnanti e allievi, tra insegnanti e genitori, è quindi opportuno, a mio parere, non sottovalutare le dinamiche che generano tali conflitti, cercare di capire come affrontarli e gestirli, o trasformarli in risorse, favorendo il dialogo e promuovendo forme di collaborazione, cercando di essere orientati sempre verso la crescita e lo sviluppo del bambino. Il conflitto è presente fin dai primi anni di scuola, infatti forme di aggressività sono proprie della natura del bambino che per la prima volta si trova a relazionarsi con tanti compagni che come lui hanno volontà, bisogni e non sono abituati a condividere giochi spazi o emozioni. Di qui il ruolo dell'insegnante, la quale dovrebbe cercare di creare un clima di amicizia e solidarietà, favorendo la collaborazione tra i bambini stessi, attraverso momenti di reciproca conoscenza, scambi di esperienze, educazione al rispetto reciproco. Il bambino pian piano sperimenta la convivenza e apprende le buone abitudini, non perchè ha paura di essere sgridato ma perchè comprende cosa è giusto e cosa è sbagliato, in un ambiente dove al tempo stesso sia tutelata la libertà di espressione.

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  54. Clizia Giovanna Abbruzzese13 March 2012 at 04:46

    In riferimento alla prima domanda si può dire che ogni bambino ha un proprio vissuto, una propria storia costruita con mattoncini di piccole esperienze, di prerequisiti: c'è chi impara a scrivere il proprio nome già alla scuola materna, c'è chi ha più fratelli con cui è abituato a condividere le proprie cose, e forse c'è chi è figlio unico e che probabilmente non sarà abituato a relazionarsi con gli altri. Ma come è possibile creare un gruppo classe con tutte queste diversità? E' compito dell'insegnante appianare questi prerequisiti affettivi d'ingresso stimolando i bambini ad essere più solidali verso i compagni, per creare un'amicizia di fondo finalizzata all'unità del gruppo classe. Oltre a questo importante è la capacità dell'insegnate di generare curiosità e voglia di conoscere nell'alunno che apprende allo scopo di far risultare la lezione un'interessante trasmissione di nozioni e non un noioso elenco.
    Per quanto riguarda la seconda domanda alcuni esempi potrebbero essere i modelli di classi cooperative con gruppi di lavoro per poter mettere in pratica il mutuo insegnamento con lo scopo di non creare evidenti dislivelli di conoscenza all'interno dello stesso gruppo.

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  55. 1) L'insegnante svolge un ruolo fondamentale nella gestione del processo di insegnamento-apprendimento; pertanto è essenziale che possegga specifiche capacità ed attitudini che gli permettano di gestire al meglio eventuali situazioni di conflitto.

    Di frequente, nella comunità scolastica, si sviluppano accese discussioni causate dalle differenze culturali; in tal caso, il docente, dovrebbe intervenire promuovendo l'inclusione delle minoranza etniche ed il riconoscimento di eguali diritti e dignità. In tal senso sarebbe importante portare avanti un piano di lavoro basato sull'educazione ai valori di pace, solidarietà e rispetto del prossimo.

    Molto spesso, nei conflitti, il problema sta anche nell'incapacità di ascoltare e comprendere le motivazioni degli altri; a questo punto entra in gioco l'empatia, ovvero la "possibilità di identificarci con la sofferenza dell'altro"* , e l'importanza di possedere adeguate capacità dialogiche, atte ad arginare, risolvere ed evitare, ove possibile, i conflitti.


    *da Jeremy Rifkin, "La civiltà dell'empatia. La corsa verso la coscienza nel mondo in crisi", Moliano, Mondadori, 2009.


    2)Le azioni concrete che l'insegnante può attuare nel contesto scolastico sono ovviamente legate alle attitudini sopracitate. La disposizione dei banchi a "tavola rotonda" può ad esempio essere d'aiuto per favorire il diaologo ed il confronto tra i discenti, facendo emergere eventuali conflitti latenti. Tale pratica, ovviamente, presuppone che il docente sia in possesso di ottime capacità gestionali ed organizzative, nonchè di una spiccata sensibilità volta a mettere a proprio agio gli studenti. L'importanza del dialogo si estende comunque al di là della classe e riguarda tutti i componenti della comunità scolastica; il che presuppone debba esserci un'apertura e una comunicazione anche tra i diversi organi collegiali, i quali dovrebbero prendere decisioni unanimi e costruttive per il benessere della Scuola; quest'ultimo concetto è largamente trattato nel libro "La Comunità Incompiuta" di Luciano Corradini, Milano, Vita e Pensiero, 1979.

    Nel caso in cui, invece, ci si trovi dinanzi ad una discussione tra bambini, la strategia più efficace consiste nell'adottare la dinamica triangolare, che permette l'intervento di un terzo elemento, il cui compito è quello di fare da mediatore.

    Un ulteriore strumento di cui l'insegnante può avvalersi sono i progetti scolastici; egli infatti può adattare la programmazione di quest'ultimo a seconda delle esigenze della classe, e quindi orientare l'interesse verso la sensibilizzazione ai valori e la conoscenza di culture straniere.

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  56. Adriana Tartaglione13 March 2012 at 04:54

    Come nella società anche nel contesto scolastico si va incontro a conflitti relazionali.Spesso questi conflitti sono dovuti a pensieri divergenti tra due o più persone.Nell'ambito educativo scolastico è l'insegnante che deve fare da mediatore proponendo soluzioni necessarie al problema.L'insegnante ha un ruolo fondamentale per la risoluzione dei problemi,infatti il suo compito sta nel mettersi nei panni di entrambe le parti sviluppando così un atteggiamento empatico nei confronti degli allievi e guardando la situazione con occhio oggettivo.Ciò che spetta ancora all'insegnante è una buona abilità comunicativa capace di far calmare e riflettere gli alunni in disaccordo.L'insegnante deve inoltre educare al dialogo e alla riflessione cercando di coinvolgere sempre tutti e ponendo tutti allo stesso livello.

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  57. Monica Cicinelli13 March 2012 at 04:54

    Credo che le competenze da sviluppare per chi lavora in contesti specifici in questo caso, in contesti educativi, siano molteplici.
    Prima di tutto chi educa deve trasmettere l'intenzionalità di comunicare con il prossimo, si deve educare trasmettendo dei valori universali (la pace, il rispetto, l'amore),per essere in grado di vivere insieme agli altri e per confrontarsi nella società.
    Quindi è necessario essere in grado di offrire chiarimenti sulla situazione socio-culturale, vivendo in un periodo in cui la società è multiculturale, bisogna imparare ad accettare e conoscere l'altro, bisogna avere chiari gli obiettivi educativi, che devono essere concreti e tangibili, per poter essere trasmessi e non astratti, offrendo modelli pratici e promuovendo valori universali.
    Tornando a parlare di valori, bisogna puntare sull'educazione al rispetto e alla pace, cercando di risolvere i conflitti con il dialogo e il ragionamento.
    Le competenze che un insegnante deve avere sono: essere in grado di progettare le sue lezioni ponendosi degli obiettivi, facilitare il compito degli studenti con strumenti anche tecnologici, quindi si presume anche una competenza tecnologica, la capacità di risolvere problemi dopo un attento ascolto e un’ attenta osservazione attraverso esempi e mediante il dialogo possibilmente esente dal pregiudizio e evitando di prendere le difese di qualcuno. La positività e la propositività devono essere trasmesse al fine di creare una società più aperta e attiva riducendo all’osso il problema dell’emarginazione e della solitudine.
    Esempi che si possono dare per risolvere i conflitti, che come la natura umana insegna, sono all’ordine del giorno, per i bambini potrebbe essere cercare d’organizzare giochi di gruppo mettendo in chiaro le regole e cercando di farle rispettare a tutti non creando precedenti e favoritismi. Per i ragazzi più grandi organizzare lavori di gruppi dividendo bene i ruoli, per farli abituare a lavorare in team, insomma dal mio punto di vista il miglior modo di risolvere i conflitti è lavorare su uno stesso progetto, mettendo insieme le forze per raggiungere l’obiettivo comune, in questo modo si legano i rapporti, attraverso la collaborazione è più facile negoziare e quindi mettersi d’accordo mettendo fine al conflitto mediante una comune intesa.

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  58. Giorgia Iacobini13 March 2012 at 04:55

    1 Quali competenze specifiche (conoscenze, abilità, atteggiamenti) devono essere sviluppati da chi lavora in contesti educativi?

    1.Ogni educatore, insegnante, genitore o anche semplicemente persona che si trovano a lavorare in contesti educativi deve in primis avere flessibilità, deve promuovere e non soffocare i discenti, deve capire che tipo di relazione instaurare con essi, deve conoscere il carattere e la sensibilità ed avere un excursus scolastico ed extrascolastico di ognuno; inoltre deve avere delle tecniche già organizzate e stabilite prima di entrare nei contesti educativi. Gli educatori, insegnanti etc. devono essere in grado di includere ogni componente e promuovere i pari diritti in quel contesto anche se è molto difficile poiché magari si hanno regole, credi, culture, usi costumi differenti. Ogni insegnante deve avere delle basi e delle conoscenze per riconoscere se in quel determinato contesto si vengono a creare dei conflitti, delle esclusione, dei cambiamenti negativi che potrebbero rovinare o modificare il benessere di quel contesto.


    2 Date degli esempi di buone pratiche nell’insegnamento e nell’apprendimento dell’individuazione e delle risoluzioni del conflitto?

    2.Una delle buone pratiche che mi torna in mente è quella proposta nei video che ci ha presentato il professore Wagner nell’incontro del primo semestre sul conflitto cioè quel video in cui dei bambini di una scuola hanno fatto delle scene in cui recitavano la parte di persone di altre etnie, di altre culture di cui loro avevano degli stereotipi ad esempio hanno fatto la scena in cui dei ragazzi straniere strattonavano una signora anziana per far comprendere che gli straniere vengono visti come minaccia. Questo video mi sembra una buona pratica poiché i bambini vengono fatti mettere al posto degli immigrati e quindi si fa percepire sulla loro pelle come le persone straniere vengono escluse e giudicate in modo sbagliato. Un’ altra pratica che mi viene in mente è la disposizione dei banchi in una classe cioè mettere i tavoli in modo circolare e non a file in modo da far partecipare e includere ogni alunno, persona che sia di lingua, cultura, religione, costumi differenti.

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    1. nicolina lo mastro13 March 2012 at 05:01

      1) A mio parere, la competenza che deve essere necessariamente sviluppata da chi lavora nei contesti educativi per la risoluzione dei conflitti è la capacità di ASCOLTO; con tale capacità si intende sia la capacità di sapere ascoltare se stessi, la conoscenza dei propri stati d’animo e delle proprie intenzioni , sia la competenza di ascoltare il punto di vista dell’altro, per comprenderne i comportamenti, senza fare inferenze e facendo riferimento ai fatti realmente accaduti.
      Di fondamentale importanza è anche la capacità di EMPATIZZARE, ovvero la competenza che consente di mettersi nei panni degli altri per comprendere i sentimenti che l’altro prova e le reali motivazioni che possono sviluppare uno specifico comportamento.
      Inoltre, la capacità di COMUNICARE in maniera chiara e non contraddittoria sia a livello verbale che non, è indispensabile per non determinare incongruenze e quindi conflitti.

      2) Le buone pratiche che chi lavora nei contesti educativi potrebbe mettere in pratica per la risoluzione dei problemi sono la creazione di un clima accogliente e non giudicante, dove ciascuno è libero di esprimersi senza avere la preoccupazione di essere valutato.
      È necessario creare le possibilità per tutti di potersi confrontare liberamente senza limiti di tempo e di spazio, aiutando chi non riesce ad esprimersi con naturalezza e favorendo il senso di appartenenza al gruppo a cui si appartiene.

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  59. 1) Ai giorni di oggi vi sono molte campagne di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, il lavoro minorile, la pedofilia tutte situazione di disagio che la persona che ne è vittima ha difficoltà a parlarne . Una delle tematiche di cui spesso ci si trova a discutere é il conflitto e si dibatte molto sulle varie strategie didattiche da attuare nei vari contesti educativi. Ogni insegnante assume dei comportamenti diversi in base alle situazioni che si trova a dover affrontare. A mio avviso, deve dimostrarsi disponibile nei confronti di tutti i ragazzi che apprendono senza essere prevenuti nei confronti di chi si ha di fronte. Spesso alcuni insegnanti si lasciano dominare dai pregiudizi nei confronti del “diverso” senza rendersi conto che quel tipo comportamento può essere lesivo per il bambino che oltre ad essere consapevole della sua diversità inizia a non sentirsi accettato. Nei vari contesti educativi di fronte non abbiamo sempre le stesse persone ognuno ha un proprio vissuto una propria esperienza e come espone Bloom nel libro Caratteristiche umane e apprendimento scolastico, “ non vi sono allievi bravi e allievi meno bravi ,ne vi sono allievi che apprendono più velocemente di altri ,ma se si offrono a tutti condizioni di apprendimento favorevoli le capacità di apprendimento, la acquisizione e la motivazione ad apprendere diventano molto simili per la maggior parte dei studenti”. Da ciò si potrebbe prendere spunto, ogni insegnante deve avere delle qualità non solo soggettive come la simpatia, la cordialità, la capacità di tenere la classe, di tenere viva l’attenzione ma competenze pratiche per la riuscita dell’educazione del bambino come ad esempio l’abilità a capire ed intervenire in situazioni di disagio in cui il bambino si trova, usare delle procedure didattiche innovative per spiegare dei concetti, come l’uso del power point ,di internet , dell’esperienza diretta, la lettura di un libro, o la visione di un film, tutte tecniche utili che spesso inconsciamente possono istruire il bambino che prendendo per gioco quello che fa indirettamente attiva dei meccanismi che gli permettono di apprendere. Nello spiegare un concetto l’insegnante dovrebbe usare anche un linguaggio molto semplice e parlare molto lentamente, soprattutto se in classe vi sono persone”straniere” che possono avere bisogno di maggior tempo per capire . L’insegnante deve essere in grado di farsi capire da tutti mirando ad una certa omogeneità dell’ apprendimento ,essa riguarda la possibilità offerta a tutti di istruirsi, di accedere alla cultura, di progredire nella conoscenza,nel rispetto del vivere comune. Atteggiamenti discriminatori possono sfociare nella ineguaglianza razziale dell’educazione e quindi in una situazione di abbandono scolastico. L’insegnante diventa una sorta di guida dell’allievo nel processo di apprendimento ma deve essere una guida flessibile cioè deve saper cambiare atteggiamento quando si rende conto che quello usato non è soddisfacente al fine di facilitare l’apprendimento dell’allievo. In conclusione è necessario organizzare l’insegnamento a misura dell’allievo tenendo conto di tutte le variabili dell’allievo(emotività, paura, ansia,) e la loro incidenza sull’efficacia dell’apprendimento.

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  60. 2) Un metodo per cercare di risolvere il conflitto che si scateni tra i bambini é quello di far comprendere che quel tipo di atteggiamento può essere lesivo per l’altra persona:un modo per comprendere al meglio tale disagio può essere l’esperienza diretta. Spesso ci troveremo a competere con dei bambini diversi nel contesto educativo che hanno un approccio differente nei confronti della scuola e del gruppo classe. Come abbiamo potuto constatare con l’incontro nella mia Facoltà di Scienze della Formazione di Roma tre con il professore Bernd Wagner sono state messe già in atto alcune campagne per sensibilizzare i ragazzi nei vari quartieri della Germania tramite interviste ai propri concittadini e permettendo loro di vivere le esperienze di disagio come ad esempio dei clochard o delle persone anziane usando dei travestimenti e permettendo loro di capire come quelle persone vengono trattate nella società attuale. I ragazzi hanno bisogno di una guida stabile a volte si rifugiano dietro la figura dei genitori che, nella moderna società, frenetica nello stile di vita, sta perdendo di vista la vera importanza della vita: gli affetti familiari e l’educazione dei propri figli. I genitori sono sempre più tempo al lavoro che con i propri figli, che a loro volta passano la maggior parte del loro tempo a scuola. Per questo la scuola gioca un ruolo importante nella formazione del bambino e deve essere in grado di far comprendere , partendo dai piccoli, che esiste il “diverso” inteso non nel senso dispregiativo ma come aspetto fondamentale per la crescita della comunità. Le diverse culture non devono essere opposte l’una con l’altra ma devono saper convivere tra di loro per la pacifica convivenza. Non bisogna istigare nei più piccoli l’odio ma avere una concezione che l’altro può darmi qualcosa che mi permette di crescere. Un insegnante quando si trova in situazione di esclusione dal gruppo di un compagno deve saper essere in grado di fronteggiare tale situazione: potrebbe creare dei gruppi di gioco ,dei tavoli ricreativi per far integrare tra di loro i ragazzi, usare una disposizione di banchi in modo che tutti possono interagire con l’altro compagno. L’insegnante potrebbe in oltre rendere partecipe, tramite dei colloqui, i genitori alla vita del proprio figlio. Fondamentale, secondo me, nella moderna società multimediale e multietnica è l’ interazione delle diverse culture con l’uso dei dispositivi elettronici come l’ascolto di canzoni non solo della lingua madre, ma anche nella lingua tipica del paese di provenienza, usare strumenti musicali tipici delle varie culture , l’uso del disegno per comprendere, in base all’uso dei colori scelti, lo stato emotivo del bambino.

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  61. 1. Il conflitto può essere letto come l’espressione di un disagio, quindi ogni qualvolta questo si presenta, possiamo immaginare che ci sia un problema, in altre parole una difficoltà. Il conflitto non va represso, ma reso comprensibile, bisogna comprenderlo e cercare di trovare della soluzione; questo non vuol dire che la differenza deve essere annullata.
    La scuola, come la maggior parte degli ambienti sociali, è attraversata dai conflitti, che ogni volta interessano diversi soggetti e, si presentano nelle forme più svariate. Prendere atto di questi conflitti, cercare di individuarne la natura e stabilire, nei migliori modi possibili una soluzione, è uno dei molteplici compiti che l’insegnante è portato a svolgere.
    L’insegnate in quanto mediatore, deve cercare di mettere fine ai conflitti, riuscendo ad arrivare una strategia educativa ottimale per entrambi.

    2. Una buona pratica della risoluzione del conflitto può essere la mediazione, come miglioramento della comunicazione, è essenziale inoltre, favorire lo sviluppo dell’empatia; dare importanza all’ascolto dell’altro, ma importante è anche lo scambio e la cooperazione, cercando di adottare un comportamento adeguato al raggiungimento degli obiettivi. Infine, essenziale è che l’insegnante abbia la capacità di rimanere neutrale, in altre parole deve avere una posizione equa di vicinanza, affinché la risoluzione del conflitto sia efficace.

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  62. Chi opera in un contesto educativo deve saper far fronte alle situazioni conflittuali che possono generarsi in esso. Le capacità e abilità che gli si richiedono sono secondo me queste: primariamente sapersi porre super partes rispetto le parti (evitando così ingiustizie), poi, conoscere i contesti e le ragioni che hanno scatenato il conflitto,e infine saper trasformare una situazione critica in un’opportunità positiva e di crescita comune.

    Una buona strategia per risolvere il conflitto nelle scuole, credo sia puntare maggiormente sull’educazione alla sensibilità e al rispetto del prossimo. Per sanare un conflitto, infatti, bisogna necessariamente accettare un compromesso, che non si riesce a trovare se entrambe le parti rimangono irremovibili sulle proprie posizioni non considerando che forse la ragione sta nel mezzo, e quindi da entrambe le parti.

    Sara Vitali

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  63. 1.Come sappiamo l’insegnante svolge il ruolo di mediatore tra l’allievo e i saperi, proprio per questo occorre un’accurata preparazione al fine di sviluppare alcune abilità fondamentali che hanno come scopo quello di produrre apprendimento nei discenti. Ci sono alcuni atteggiamenti della personalità che possono favorire l’apprendimento come la simpatia, la gentilezza, la cordialità, ma non sono questi a causarlo direttamente. Infatti è necessario che l’insegnante sviluppi dei requisiti per attuare strategie adatte a seconda delle diverse situazioni che si vengono a creare all’interno del contesto scolastico. L’insegnante si occupa anche di aspetti di natura gestionale del gruppo-classe, quindi deve essere in grado di attuare dei comportamenti operativi da impiegare nell’immediato per intervenire in maniera efficace nell’eventuale situazione di conflitto. La stessa Fontana nel libro “Far lezione” esplicita alcune delle abilità fondamentali in questi contesti: predisporre degli ambienti adatti alle caratteristiche del gruppo, modificare le strategie interattive con ampia flessibilità e quindi capacità di rapido cambiamento dell’insegnante, coordinare l’attività degli allievi, mantenere la disciplina, controllare e modificare i comportamenti disturbanti (non il bambino che disturba). Questo dimostra il principio secondo il quale “non basta sapere per saper insegnare”, ma essere in grado di intervenire e di operare nella dinamicità e nella complessità del contesto classe. Per questo motivo uno degli aspetti fondamentali nell’insegnante è quello di sviluppare la capacità di empatizzare con gli allievi individualizzando (attuando strategie didattiche differenti volte al raggiungimento dell’obiettivo da parte di tutti) l’insegnamento e in questo caso la gestione del conflitto.
    2.Il conflitto è visto come l’affermazione del proprio volere (c’è un riferimento a una facoltà umana: la volontà che riguarda il piano emotivo) contro le resistenze dell’altro o degli altri individui. Il conflitto scolastico nasce quando c’è un conflitto sociale che si riversa nella scuola, la quale oggi ha una bassa sensibilità di fronte a questi problemi. Per risolvere il conflitto l’insegnante dovrebbe applicare una buona metodologia definendo un piano di lavoro favorendo la cooperazione dell’allievo con gli altri e il dialogo. Infatti è proprio la comunicazione che si mostra come il miglior strumento capace di risolvere il conflitto scolastico, perché pone gli allievi in un atteggiamento di apertura rendendo espliciti i vari problemi . In questo caso l’insegnante supervisiona e attua le varia strategie per risolvere il conflitto adattandole alle caratteristiche degli allievi.

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  64. 1) L’insegnante costituisce una figura di grande importanza nei contesti educativi. È una sorta di guida per gli alunni e studenti ed è per questo che deve possedere specifiche competenze e abilità che gli permetteranno di svolgere al meglio il proprio compito o “missione”. Un valido insegnante non deve avere soltanto competenze culturali ma anche abilità tecnico-operative,in quanto non basta sapere per saper insegnare,ma occorre maturare anche una pratica didattica. Di fatti l’ insegnamento è efficace solo se produce nei soggetti ai quali si rivolge i risultati di apprendimento prefissati. Per fare ciò l’insegnante deve in primo luogo pianificare ,ovvero stabilire quali sono gli obiettivi e dichiararli,organizzare l’ambiente di apprendimento,cercando di adattarsi alle caratteristiche dei propri allievi,e per fare ciò deve essere flessibile,deve guidare i propri alunni,incoraggiandoli e motivandoli ad apprendere,ed infine deve valutare,ovvero verificare che gli allievi abbiano raggiunto gli obiettivi prefissati all’inizio del compito di apprendimento. Oltre a ciò deve creare un clima positivo in classe,cercando di controllare e modificare i comportamenti disturbanti e per raggiungere tale obiettivo fondamentali sono gli atteggiamenti della personalità,quali la cordialità,la comprensione ,umorismo e l’empatia che in qualche modo rendono piacevole l’apprendimento. Alla luce di ciò si può affermare che l’insegnante è un facilitatore dell’apprendimento,è colui che guida i propri allievi alla conquista della saggezza,per questo fondamentali sono l’acquisizione di competenze e conoscenze esposte in precedenza.
    2) In una società sempre più multietnica e polisemantica,situazioni di conflitto,in un contesto educativo, possono essere molto frequenti. Come affermava Honnet spesso i conflitti nascono da misconoscimento,ovvero da una mancanza di riconoscimento. Questo atteggiamento, introdotto in un contesto classe, si traduce in atteggiamenti di discriminazione verso ragazzi che non possiedono la nostra stessa cultura e origini,o verso chi non parla la nostra stessa lingua o,ancora, chi appartiene ad una religione diversa dalla nostra. In ciò la scuola ha una sua responsabilità;per eliminare il conflitto sociale dovrebbe sensibilizzare i diritti dei bambini e promuovere l’inclusione,ovvero l’insegnante dovrebbe proporsi come fine che tutti gli alunni partecipino alla lezione,si sentano accettati e coinvolti nella società. Lo strumento principale per l’inclusione è la lingua e il dialogo. Quest’ultimo può essere sviluppato attraverso un lavoro organizzato dell’insegnante. Per esempio molti docenti iniziano la lezione facendo parlare i bambini o facendoli confrontare tra loro. Questo è un momento comunitario molto importante in cui ogni allievo è libero di esprimere e raccontare le proprie esperienze o emozioni,ed è fondamentale per la costruzione della coesione scolastica e indica la partecipazione di tutti i bambini alla giornata scolastica. Infine un altro modo per promuovere l’unione delle culture è l’assimilazione: ciò può essere ottenuto organizzando,per esempio, feste o incontri tra culture diverse,coinvolgendo non solo i bambini ma anche le famiglie,in cui ognuno presenta la propria cultura,la propria origine,tradizioni e religione e “piatti tipici” del proprio Paese. In questo modo si può sviluppare la conoscenza e la coesione di nuove etnie,perché come affermava Comenio “più si conosce più si ama”,perciò uno dei compiti della scuola è far conoscere,per combattere le conflittualità.

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  65. I professionisti nel campo dell'istruzione, a mio parere, dovrebbero avere delle competenze specifiche che riguardano l'ambito educativo e sociale. Essi dovrebbero accogliere le varie culture e tradizioni, appartenenti agli alunni stranieri: prima di tutto l'insegnante deve fare un accurata analisi della situazione,osservando il comportamento del ragazzo straniero e dell'intera classe; dopo di che deve cercare di integrare nella classe l'alunno straniero, facendogli valorizzare la propria tradizione e cultura, mettendo così in atto l'empatia, intesa come partecipazione alla vita del prossimo, ed in questo caso alla cultura dello straniero; infine gli insegnanti devono avere l'abilità di confrontarsi e dialogare con il personale scolastico e con le famiglie dell'alunno di etnia diversa. Queste piccole "manovre" servono per sensibilizzare gli alunni di una classe alla nuova cultura, intesa come insieme di tradizioni, costumi ed usanze, dell'alunno di un altro paese.
    Esempi di questa integrazione, per eliminare o almeno ridurre il conflitto scolastico, sono ad esempio l'esposizione in classe della propria tradizione, dei propri usi, dei modi di dire, fare e gesticolare, le proprie abitudini e i cibi che provengono dal proprio paese, in modo tale che gli alunni possano comprendere fino in fondo una nuova cultura e capire da dove proviene un determinato alimento o prodotto, come ad esempio il caffè. Inoltre quest'attività può essere svolta anche dagli alunni del Paese "dominante", mostrando all'alunno straniero le loro abitudini, i luoghi che frequentano, i vari monumenti del proprio paese e tutto quello che riguarda la loro cultura. Queste attività,oltre ad essere utile per comprendere e venire a conoscenza di nuove culture, è essenziale per l'integrazione dell'alunno straniero e per minimizzare il conflitto verso di esso.

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  66. Maria Veronica D'Alisera13 March 2012 at 11:05

    1) All'interno di un contesto scolastico è molto frequente, purtroppo, che vi siano dei conflitti che in un certo senso destabilizzano l'equilibrio del gruppo classe e la relazione che questo ha con l'insegnante. Ed è proprio in questi casi che si può notare l'importanza di tale figura; l'insegnante deve tener conto del fatto che ogni alunno ha con se un proprio bagaglio di esperienze, nozioni, vissuto che vanno presi in considerazione nel momento in cui possa presentarsi un eventuale conflitto. Inoltre per cercare di prevenirne il più possibile, deve adottare strategie in grado di includere ogni alunno nelle varie attività scolastiche, in modo tale che nessuno si senta escluso o emarginato.

    2) Una pratica efficace per prevenire il più possibile situazioni di conflitto sono, ad esempio, i lavori di gruppo in cui ognuno è indispensabile per l'altro e quindi c'è cooperazione e dialogo.

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  67. Giulia Garibaldi13 March 2012 at 12:03

    Nella società odierna spesso sono presenti situazioni di conflitto, soprattutto in ambienti educativi e scolastici. Per risolvere questi conflitti un bravo insegnante deve avere la capacità di attivare il processo di inclusione, ossia di coinvolgere sempre tutti gli alunni senza discriminazioni o esclusioni; si deve adattare ad ogni singolo studente prendendo in considerazione il fatto che ogni bambino porta con sé una storia diversa; e deve avere ottime capacità di comunicazione e mediazione con le quali trasmettere ed insegnare i valori della vita, l’importanza del rispetto e delle diversità culturali.
    Esempi pratici con cui un insegnante può risolvere queste situazioni di conflitto sono, ad esempio, i lavori di gruppo: modalità che permette ai ragazzi di varie etnie, religioni o nazionalità di collaborare e confrontarsi; l’ascolto di musiche appartenenti a diverse culture; la disposizione dei banchi a cerchio; far esporre oralmente ad ogni bambino una diversa ricerca sulle religioni, culture e tradizioni dei vari paesi del mondo oppure inventare giochi che coinvolgano sempre argomenti inerenti al conflitto.

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  68. 1)Quello delle istituzioni scolastiche è un luogo in cui frequentemente possono svilupparsi vari tipi di conflitto. Ad esempio lo studente può non essere ben integrato con il gruppo-classe per diversi motivi: sociali, culturali, economici, etnici. In particolare, ritengo importante soffermarmi su quest'ultimo punto, infatti la società odierna si sta evolvendo sempre più verso la multiculturalità e la multietnia , ed è proprio all'interno delle istituzioni educative che ci si inizia a rendere conto di questa società composita; spetta, quindi agli insegnanti educare all'inclusione e risolvere i conflitti. Per fare ciò sono necessarie specifiche competenze quali: flessibilità e capacità di affrontare problemi, ma anche precise abilità relazionali e attitudini che consentano loro di osservare ed analizzare le situazioni di conflitto per poi risolverle.
    2)Buone pratiche di insegnamento da mettere in atto per la risoluzione del conflitto possono essere innanzitutto la negoziazione, la mediazione e la diplomazia, intese a trovare una soluzione amichevole che soddisfi tutte le parti coinvolte nel conflitto. In altri termini, i “professionisti dell'educazione” dovrebbero promuovere collaborazione e comunicazione.

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  69. Rita Fermanelli13 March 2012 at 12:22

    Nella quotidianità multiculturale in cui siamo immersi vi è un graduale e costante regresso nella capacità di amare e di rispettare la vita umana; il mancato riconoscimento dei valori universali e dei diritti umani genera delle situazioni di conflitto nel contesto sociale e più nello specifico nel contesto educativo. In riferimento a quest’ultimo ambito gli insegnanti devono essere preparati ad aiutare i bambini individualmente e a rispondere professionalmente alle lotte per riconoscimento della diversità. È opportuno inoltre che essi promuovano strategie di inclusione per il riconoscimento dei diritti, convogliando atteggiamenti aggressivi verso fini costruttivi, conseguendo la tolleranza, l’altruismo, il rispetto della diversità di razza cultura e religione. educare sin dalla tenera età alla solidarietà, all’apertura , all’accoglienza, al dialogo, alla riconciliazione diventa una importante occasione per inserire nella vita sociale prospettive di collaborazione e di incontro reciproco.
    Le buone pratiche all’interno del contesto educativo per offrire uno spazio e un tempo dedicato al potenziamento e allo sviluppo della sfera affettivo-relazionale generando convolgimento, dialogo, interesse, creatività e riflessione, passano attraverso la progettazione di attività laboratoriali e giochi di ruolo per facilitare la sperimentazione di empatia e nuove modalità di feedback relazionale efficace.

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  70. 1. E' necessario che gli insegnanti diano innanzitutto il buon esempio con il proprio comportamento quotidiano e che siano in grado di trasmettere agli alunni i giusti valori del vivere civile. Devono rapportarsi alle situazioni di disagio con molta calma e devono sapersi esprimere con le parole, mettendo in condizione gli altri di poter chiarire determinate situazioni. Dovrebbero prevenirle con adeguati insegnamenti di educazione civica e creare all'interno della classe un clima di uguaglianza.
    2. Al fine della risoluzione dei conflitti il metodo fondamentale è sicuramente il dialogo. Attraverso le giuste parole è possibile far comprendere che essi possono essere risolti e si può trovare una soluzione anche interagendo con persone non coinvolte, come appunto gli insegnanti.I conflitti si creano spesso a causa delle differenze sociali, di razza o di religione. E' perciò importante che l'insegnante crei all'interno della classe un clima di condivisione delle diversità come occasione di crescita per tutti. Per quanto riguarda, invece, l'ambito delle valutazioni, i conflitti possono essere evitati se il docente considera ogni alunno in relazione a se stesso, senza fare confronti con gli altri e operando in modo il più oggettivo possibile.

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  71. Caprini Francesca

    Uno dei compiti della pedagogia è quello di promuovere i valori sociali, attraverso l’accrescimento della percezione del sé e del senso d’appartenenza, e per mezzo di questi risolvere i conflitti veicolando il sapere verso l’altro.
    Quindi chi insegna deve essere consapevole che un processo educativo non s’improvvisa, soprattutto se si deve garantire il diritto che gli alunni hanno di partecipare attivamente alla vita scolastica. Il gruppo di riferimento è la classe, all’interno della quale coesistono diverse persone che condividono pensieri, tempo, gioia e dolori.
    Visto che l’agire educativo è caratterizzato da scelte etiche, allora diventare educatori deve tener conto, non solo, dell’interiorizzazione dei valori che caratterizzano tale professione; ma anche della capacità di rivalutare scelte e comportamenti che possano interrompere il processo educativo.
    L’elaborazione delle conoscenze che si riferiscono alla pratica educativa costituisce una base scientifica per la progettazione dell’attività. Prevedibile fino ad un certo punto, perchè soggetta a condizioni variabili nel tempo.
    Personalmente la maggior parte delle volte, all’insorgere di una conflittualità molto banale, cerco di risolverla in questo modo:
    - ascolto le parti
    - Chiedo di immedesimarsi nell’altro
    In realtà se ho una classe dove queste conflittualità sono all’ordine del giorno , mi devo chiedere perché avviene questo e predisporre delle attività di conoscenza di questi valori sociali. Per esempio attraverso dei giochi oppure attraverso una lettura drammatizzata dove tutti parteciperanno attivamente.
    Ancor meglio predisporre che i bambini abbiamo uno spazio dove poter condividere i loro pensieri, senza essere giudicati, all’interno del quale il docente è solo una guida come nel circle time.
    Questa attività va svolta almeno una volta alla settimana, in base alla necessità, nell’arco di tutto l’anno scolastico.

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    1. Silvia D'Antoni13 March 2012 at 13:10

      1) Spesso nell'ambiente scolastico si può assistere a delle litigate, dei "conflitti" tra bambini, ma questi sorgono per lo più a causa di incomprensione da parte di una delle parti. Lavorando a contatto con loro, ho notato che si verificano quasi sempre per una comunicazione errata fra di loro. L'insegnante deve essere in grado di risolvere questi conflitti molto frequenti fra i bambini. Innanzitutto deve sapere ascoltare entrambe le versioni, ponendo anche domande e facendo dialogare i bambini in modo calmo. Deve inoltre saper mediare le versioni, essere obiettivo e deve tener conto delle parole che usa per risolvere il conflitto. Infine deve spiegare eventuali errori che i bambini hanno commesso e farli poi riconciliare tra loro.

      2)Alcuni esempi di risoluzione dei conflitti si basano sulla comunicazione appunto, sulla mediazione. Se il bambino viene educato al rispetto del prossimo, al non additare per qualunque cosa un compagno, all'apertura nei confronti degli altri punti di vista, sarà più facile risolvere un conflitto. Per far capire l'importanza del non litigare, bisogna anche adottare delle strategie di cooperazione fra bambini o studenti o colleghi. Ciò serve a far emergere l'importanza di ogni singolo membro all'interno di un gruppo. Si impara così anche a non calpestare l'altro o i suoi pensieri, a dibattere su un argomento, a collaborare ed aiutarsi per ottenere un buon risultato e a cercare di evitare di litigare per non ledere gli altri membri del gruppo.

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  72. Michela Di Girolamo13 March 2012 at 13:15

    Nella scuola, come nella società, viviamo quotidianamente situazioni conflittuali.Nell'ambito scolastico, l'insegnante deve adottare comportamenti consoni che possano permettere ai propri alunni di sentirsi a loro agio. Qualora sorgessero conflitti in classe, l'insegnante dovrebbe accorgerse tempestivamente ed intervenire. Bisogna che i ragazzi imparino a risolvere i loro problemi nel momento in cui quest'ultimi vi si presentano. L'insegnante deve porsi come un "arbitro" ossia deve cercare di istaurare un dialogo con i suoi alunni, di capire la situazione e le idee contrastanti per poter successivamente intervenire con cognizione di causa, facendo capire gli eventuali errori o cercando un punto di contatto. In caso di conflitti dettati da emarginazione o discriminazione l'ideale sarebbe che ogni ragazzo vestisse i panni dell'altro,cioè potesse vedere cosa si prova stando dall'altra parte, poichè a volte è più semplice giudicare che capire e conoscere. Tramite il conflitto si può crescere ed impare poichè il "diverso" non è poi così diverso da noi.

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  73. 1) In situazioni di conflitto, in un ambiente scolastico, è fondamentale il ruolo dell'insegnante. Deve, infatti, cercare di creare un clima il più possibile sereno all'interno della classe. Inoltre, la competenza fondamentale che deve avere è saper educare alla pace. In particolare, in queste situazioni, deve avere buone capacità di comunicazione per cercare di risolvere tali contrasti. Innanzitutto, deve approcciarsi ai singoli individui e adattarsi ad ogni caratteristica del bambino che si trova davanti per non farlo sentire a disagio (teoria dell'individualizzazione di Bloom nel libro "Caratteristiche umane ed apprendimento scolastico"). L'insegnante deve quindi essere preparato ad intervenire ed aiutare i bambini individualmente (coaching). Sta proprio all'insegnante determinare la natura del conflitto, quindi mediare analizzando le cause e cercare di soddisfare i bisogni di ogni bambino. Inoltre, deve intervenire con diverse metodologie e insegnare il dialogo tra i bambini, avendo anche capacità di empatia e ascolto. In tali situazioni deve sapersi muovere e cioè insistere su questioni più difficili o che i bambini non riescono a capire, quindi importante è la cooperazione di gruppo e coinvolgere la maggior parte delle persone possibile, senza differenze, favorendo il principio di inclusione, in modo da accompagnare la crescita dei bambini.

    2) Tra bambini è facile che nascano conflitti e l'insegnante deve trovare gli strumenti pratici per affrontarli. In generale, quando si verificano tali situazioni, ci deve essere collaborazione fra tutte le componenti dell'istituzione scolastica, coinvolgendo anche la famiglia. In particolare, l'insegnante che si trova davanti a situazioni di conflitto, può intervenire trovando soluzioni adatte alle esigenze di tutti i bambini. Ad esempio: coinvolgere tutti i bambini di ogni cultura, organizzando attività di gruppo e portando in classe vari giochi di intrattenimento, quindi integrare culture diverse di altri paesi, sperimentando sugli alunni stessi la gestione di un determinato conflitto. A proposito, possiamo citare esperienze realizzate in alcune scuole che somministrano cibi di diverse nazionalità, proprio per far sentire i bambini più vicini tra loro. Un altro strumento di risoluzione del conflitto, citato dal professor Wagner, consiste nella disposizione dei banchi a ferro di cavallo in modo da coinvolgere tutti i bambini durante le lezioni.

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  74. 1) Compito primario dell’insegnante è quello di facilitare l’apprendimento tendendo conto delle caratteristiche soggettive di ciascun allievo e adattandosi alle sue esigenze. Ad un docente che sia competente non può mancare: un ampia preparazione nella disciplina d’insegnamento, l’entusiasmo per l’argomento e la capacità di comunicarlo, il saper osservare le risposte e movimenti degli alunni per rendersi conto del loro lavoro intellettivo, l’essere sufficientemente flessibile e capace di affrontare problemi inaspettati e la cura dettagliata della preparazione delle lezioni. Inoltre un buon insegnante dovrebbe essere capace di esprimersi con molta chiarezza tenendo conto del repertorio linguistico del destinatario, far applicare subito quello che è stato appreso, scegliere argomenti che possano suscitare l’interesse degli studenti e presentare le materie di studio in maniera attraente.

    2) Una buona pratica per la risoluzione del conflitto scolastico è quella di applicare delle strategie di inclusione attraverso strumenti quali sono il linguaggio e il dialogo, di favorire lo sviluppo dell’empatia, sottolineando l’ importanza dell’ascolto. Tutto ciò può essere sviluppato all’interno dei lavori di gruppo dove la comunicazione, lo scambio e la cooperazione tra tra i membri del gruppo fa si che tutti si sentano partecipi e indispensabili per lo svolgimento del compito.

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  75. 1-Il punto essenziale,a mio parere è che gli insegnanti abbiano chiaro il concetto di essere un esempio fondamentale per i propri alunni,e che quindi seguano loro stessi per primi delle norme civili al fine di superare i conflitti.Purtroppo verranno a crearsi queste situazioni nell'ambito specificato,ed è quindi rilevante che l'insegnante sia chiaro nella spiegazione di questi concetti,ovvero creare situazioni di serenità anche in seguito a dei litigi cercando di mostrare ai bambini cosa è giusto e cosa no.Alcuni esempi di azioni preventiva potrebbero essere educazione civica,clima di totale ugualianza all'interno di una classe.
    2-Sicuramente il metodo migliore e più efficace per eliminare o comunque diminuire i conflitti è proprio il dialogo,la comunicazione verbale che permette ai bambini di interagire insieme all'insegnante ed apprendere allo stesso tempo determinate nozioni o meglio valori che gli saranno poi utili per il proprio futuro.Perciò è ovviamente primario il comportamento che adotta ogni singolo insegnante soprattutto nelle classi odierne,nel saper prendere iniziative per far si che non si creino determinati conflitti.

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  76. A mio avviso, anche per i conflitti, la parola essenziale è prevenzione poiché seguendo modalità repressive non si raggiungono risultati alcuni. I professionisti dell’educazione dovrebbero essere in grado di saper individuare una positività nel conflitto in quanto esperienza comune, per renderlo occasione di crescita e di conoscenza. La capacità di mediazione dovrebbe contraddistinguere i docenti che si trovano ad affrontare situazioni di conflitto, portando ed aiutando le parti a guardare più lontano della affermazione del momento. Bisogna quindi saper evolvere il conflitto in senso costruttivo, trovando una finalità educativa per la conoscenza e la tolleranza della diversità, offrendo ai ragazzi la possibilità di utilizzare i conflitti come mezzo per conoscere le proprie capacità e potenzialità. Il corpo docente deve essere in grado di saper riconoscere i conflitti e non ignorarli, abbandonare una visione lineare per giungere ad una visione circolare, stimolare le capacità empatiche delle parti e valorizzare le differenze come bene arricchente. I ragazzi devo essere stimolati nel verificare metodi di superamento del conflitto affinché tale successo diventi una componente essenziale per un positivo sviluppo del sé. L’insegnate deve quindi essere il facilitatore di tali processi in cui le parti possano operare e comunicare tra loro, prendendo decisioni. Un buon formatore dovrebbe quindi imparare ad aiutare gli altri ed esprimersi e di conseguenza saper ascoltare davvero, favorendo il principio dell’inclusione, riconoscendo le diversità e promuovendo incontri formali con essa, all’insegna dell’armonizzazione del tutto.

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  77. Alessandra Bernini13 March 2012 at 15:25

    In answer to the first question, I think that teaching today requires a very close consideration of the complexity of the society in which we live. This complexity is determined by different causes such as the unpredictability of the processes that works in the society or the composition of the society (people coming from different countries, speaking different languages and practicing different religions). For these reasons it is obvious that a conflict can easily be generated and it can concern the relationship between teacher and pupil, or teacher and parents, or teacher and another teacher. First of all a professional in education must have the capacity of sharing another person’s feelings and emotions as if they were his own (empathy); but I don’t know if such a thing can really be learnt, I think it is something you have or you haven’t . But a professional in education can learn how to change a conflict in positive confrontation, finding the positive elements in every different opinion and starting from them to build something good and constructive . He can learn how to guide a discussion and how to re-direct the discussion when it degenerates. He must have or learn the ability of being flexible to different situations or circumstances. In answer to the second question, I think that examples of good practice could be working in groups, playing games which includes the role exchange to develop in the students the capacity of relating themselves to the other persons and the world outside.

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  78. ilenia impedovo13 March 2012 at 15:26

    1)Durante il mio percorso scolastico ho potuto assistere a svariati casi di conflitti di diversa natura: alunni contro alunni, alunno contro insegnanti, genitori contro insegnanti, insegnanti contro dirigenti scolastici. i problemi che si riscontravano maggiormente potevano essere: la mancata inclusione di alcuni alunni in una classe, pregiudizi da parte di alcuni docenti e relativo comportamento discriminante, mancata informazione all’interno dell’istituto. Fondamentalmente il problema del conflitto a livello interpersonale nasce da una voglia di far valere la propria idea su quella di ogni altra persona. Quando si viene a contatto diretto con qualcosa di dissimile da noi, i sentimenti che scaturiscono cambiano da persona a persona: ci sono persone che accolgono in maniera serena e con entusiasmo la novità ( ciò che nell’altro vedono di diverso da essi stessi), altre invece che non riconoscendosi simili nell’individuo che hanno di fronte assumono atteggiamenti discriminatori e, a volte, anche violenti. Nel caso specifico del conflitto fra alunni, a mio parere l’insegnante prima di tutto deve “aguzzare la vista” e anche l’intuito e saper rilevare in tempo queste situazioni . in seguito deve mostrarsi disponibile al dialogo e pronto a porgere un aiuto in qualsiasi momento della giornata scolastica. deve mostrarsi come una figura austera e severa ( per far rispettare la disciplina) ma al tempo stesso deve anche indossare le vesti di una figura-amica per consentire all’alunno di sentirsi capito, compreso e a suo agio. Non basta avere caratteristiche affettive quali la simpatia, la dolcezza per essere validi docenti, ma serve avere anche caratteristiche conoscitive accompagnate da un buon bagaglio di strategie personali da saper attuare nel momento in cui si rilevano problemi, quindi conflitti, nella classe.

    2)Quel bagaglio che ogni insegnante dovrebbe possedere per porre rimedio alle situazioni di conflitto più abituali che possono verificarsi in aula, quali ad esempio la non inclusione di alcuni studenti nell’intero gruppo classe, ci offre validi esempi di risoluzione del problema: sarebbe utile attuare lavori di gruppo, in cui far collaborare ogni bambino con l’altro sottolineando la pari importanza nel lavoro da svolgere e facendo capire a tutti quanto sia importante aiutarsi e rispettarsi l’un l’altro. Inoltre aiuterebbe molto ogni bambino avere una grande conoscenza di sé e anche del mondo che lo circonda, per abituarlo fin da subito a relazionarsi con idee, usanze e tradizioni differenti dalle proprie. Allo stesso tempo per “formare menti aperte” ( come ci insegna Comenio) bisogna che anche la mentalità di chi insegna sia, appunto, aperta.

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  79. 1- Ritengo sia molto importante impostare prima di tutto un ambiente stimolante che trasmetta serenità e pace, soprattutto per far sentire i bambini felici e a proprio agio . L'insegnate deve essere un buon esempio da seguire e da rispettare e dovrebbe impostare fin da subito le regole per il benessere della classe fornendo le basi dell' educazione civica e della convivenza con gli altri compagni; è molto importante trarre il positivo da eventuali situazioni di conflitto,assumendo comportamenti in base alle caratteristiche soggettive che ogni studente ha, agendo con sensibilità per permettere così al bambino di crescere e cosa più importante imparare dai propri errori per evitare di commetterli nuovamente.
    2- In situazione di conflitto tra studenti è molto importante il dialogo, infatti attraverso la discussione delle proprie idee c'è la possibilità di interagire e mettere in comune i propri pensieri. Risulterà sicuramente una crescita da parte di ognuno poiché si apriranno vari punti di vista di un determinato argomento. Inoltre, a mio avviso, in caso per esempio di discussione o di un torto fatto ad uno studente da un altro bambino, si potrebbe far immedesimare l’alunno nel compagno “ vittima”, facendogli così meglio comprendere in prima persona cosa provocano le sue azioni scorrette. L'insegnante con agilità, dovrà anche evitare di creare egli stesso conflitti interni alla classe, che potrebbero essere scaturiti da voti più o meno alti o giudizi discordanti, eliminare quindi il clima di aspra competizione ed essere oggettivo senza avere specifiche preferenze.

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    1. Laura Sgaramella14 March 2012 at 01:55

      I conflitti possono essere molteplici all'interno di una situazione scolastica (problemi causati dalla presenza multietnica, dalla violenza, da una cattiva educazione, dal continuo isolamento cui il bambino è sottoposto ed altri ancora). In tali contesti l'insegnante dovrebbe imparare a leggere in maniera adeguata le diverse situazioni e comprendere i pregiudizi e le influenze che si celano dietro atteggiamenti e "convinzioni" del bambino, e lavorare su di essi. L'insegnante può ottemperare a questo compito attraverso una formazione efficace, aperta, lo studio di materie quali la psicologia e ,ovviamente, una certa dose di pratica sul campo. Dunque gli insegnanti che entrano in contatto con il conflitto devono assumere un atteggiamento di analisi, propositivo e di accoglienza del problema. Il docente deve essere in grado di spiegare, adeguandosi al repertorio linguistico del bambino, le cause del conflitto e le ragioni di un cambiamento facendo opportuni esempi che il bambino possa comprendere perchè facenti parte della sua quotidianità. Un esempio concreto sull'atteggiamento del docente in un contesto di conflitto multietnico può essere rappresentato dal intento, del docente, di mostrare agli alunni la cultura dei compagni "stranieri" insegnando le tradizioni, il linguaggio, le storie provenienti da un'altra cultura e mettendo in luce gli aspetti comuni. E' importante per la risoluzione di conflitti che gli insegnanti siano in grado di trasmettere agli alunni quei valori importanti di socializzazione, dialogo e comprensione; ciò permetterà agli alunni di ricevere un esempio profondo di modelli di comportamento e di pensiero che li guideranno nella loro vita.

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  80. Bisogna possedere diverse capacità, fra cui:
    1. Capacità di negoziazione e mediazione
    2. Capacità di comunicazione
    3. Elasticità di pensiero
    4. Capacità di prevedere i possibili esiti di una situazione, per poter prevenire quelle che potrebbero sfociare nel conflitto
    5. Capacità di tener coeso il gruppo

    La vera risoluzione dei conflitti nasce della prevenzione di essi, ovvero l'impedire che una situazione degeneri a tal punto che il conflitto è inevitabile. Per poter fare tutto questo bisogna sempre mantnere alto il livello di comunicazione fra tutte le parti in causa, per evitare che si generino quelle sitazioni sopra citate; incipit di esse sono ad esempio l'escluzione e l'isolamento delle minoranze, la non partecipazione delle famiglie al progetto educativo e la presenza di un clima non stabile e sereno. Il buon docente non permette tutto questo, ma tiene il gruppo (insegnanti, alunni, familiari, etc) coeso, in cui tutti sono a conoscenza degli obiettivi e li condividono, affinchè tutti possano collaborare serenamente al loro raggiungimento.

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  81. Melania Puzzone14 March 2012 at 04:07

    Innanzitutto chiedo scusa se l'inglese non è perfetto, ma ci provo:
    The most important aspect to resolving conflict is to understand what is the problem. To identify the real problem, must have empathy, and respect for the feelings or opinions of others. Initially, children don't have the capacity to feel empathy for other children. Their world is centered only on their emotions, and leaves little room for others.
    Children often resolve conflicts with the law of the jungle. the message that they will be impressed that the arrogance wins.
    Then in the child weaker self-esteem and self-concept will go down. Older children can get to the hands, or use strong words.
    With the older child can use to talk more complex and better articulate the concept of empathy to make understand that it isn't nice to be in conflict with other, tease or make stronger with other children.
    To resolve the conflict must Understand the problem, Avoid making things worse, work together and find the solution.
    Everyone involved needs to understand the argue of the conflict and say what they feel about it.
    Talk without screaming and shouting, or nasty remarks that will hurt people's feelings, personal remarks about a person's looks, or their secrets.
    After discussing the causes of the conflict, we must find solutions, make a sort of "brainstorm" together to think of ways in which you could resolve the conflict.
    Teachers and parents can help the child to resolve conflict, and teach to children that society is made up of different people, each with their own thoughts, habits and ways of doing, and we must all respect the character of others and have no prejudices of race or age. Teach children to live with others, for an individual asset and a collective good of society.

    Melania Puzzone

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  82. VALERIA CREMONA14 March 2012 at 05:26

    Nel corso della storia umana si sono verificati terribili conflitti determinati da diversità di razza, di religione, di ideoligia....Anche oggi possiamo riscontrare numerose situazioni di conflitti di varia natura ( nelle famiglie,con gli amici, con estranei, tra oppositori politici...)proprio in virtù del fatto che viviamo in una società,multiculturale e multietnica, che è in continua evoluzione e rapido cambiamento.
    Secondo me ogni coscienza dovrebbe operare perchè in un qualsiasi conflitto prevalga la ragione della mente e non quella delle armi, della violenza , del conflitto.
    Nello specifico, prendendo in esame i vari contesti educativi, è necessario che un insegnante possegga e sviluppi tutta una serie di competenze ed abilità che gli consentano di promuovere strategie di inclusione, che conducano al rispetto dei diritti propri ed altrui.
    Grazie alle proprie abilità di mediazione per esempio, un insegnante, dopo aver compreso i vari disagi presenti nella propria classe , deve cercare di favorire il confronto e il dialogo tra i bambini , facendo rispettare i vari punti di vista.Importante dunque per il docente è creare un ambiente sereno per l'alunno, dove questi possa sentirsi a suo agio, socializzando con gli altri, esprimendo la sua creatività...sentendosi insomma parte integrante di una classe.
    Secondo me un buon esempio di pratica utile per la risoluzione del conflitto potrebbe essere il "lavoro di gruppo",in cui si tenta di far collabporare più persone alla realizzazione di un progetto comune( ognuno ha un proprio ruolo stabilito dall'insegante che tutti dovranno rispettare ma, simultaneamente, dovrà partecipare attivamente e in collaborazione con i suoi compagni al fine di ottenre i risultai richiesti loro e pervenire ad un unico obiettivo: la riuscita del compito).L'INSEGNANTE DEVE DUNQUE MOTIVARE L'ALLIEVO INVOGLIANDOLO A SUPERARE IL CONFLITTO E A COLLABORARE CON I COMPAGNI.

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  83. Martina Di Giacomantonio14 March 2012 at 08:47

    I conflitti che possono presentarsi all'interno dell'istituzione scolastica possono essere di diversa natura: conflitti tra gli alunni,tra alunni-insegnanti e i conflitti che possono sorgere all'interno dell'allievo stesso. L'insegnante deve avere sia un patrimonio culturale che professionale o "tecnico", che gli permetta di riconoscere e analizzare le situazioni di conflitto che possono presentarsi all'interno dell'istituzione al fine di trovare dei metodi risolutivi. Deve avere la capacità di captare i segnali di richiesta di aiuto che spesso vengono inviati dai ragazzi inconsapevolmente.
    L'insegnante, inoltre, potrebbe attuare anche un'azione preventiva ovvero dovrebbe agire in modo da evitare che sorgano dei conflitti interni alle dinamiche scolastiche dando origine ad un clima positivo.

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  84. Anna Laura Ronzani14 March 2012 at 08:53

    Nella società odierna i conflitti sono molteplici e di varia natura e molto spesso possono verificarsi nei contesti scolastici. Chi opera nei luoghi educativi ha il dovere innanzitutto di ridurre,o meglio eliminare, qualsiasi disturbo che possa contrastare la serenità e il vivere bene dei bambini. Questi infatti devono trovare un luogo accogliente in cui sapersi esprimere e divertirsi senza dover fare i conti con situazioni di malessere morale. Ciò implica un immediato intervento dell'educatore qualora si verifichi una situazione disagevole che deve essere affrontata con oggettività e rendendo partecipi anche gli altri responsabili all'evento pedagogico. Si possono attuare dei correttivi sia sul piano cognitivo dell'alunno che affettivo. Inoltre l'educatore, essendo un punto di riferimento costante degli alunni, deve dar prova della propria dimestichezza nel saper fronteggiare conflitti legati al contesto educativo, dimostrando cordialità e disponibilità. E' perciò essenziale e doveroso da parte degli educatori constatare innanzitutto il problema e trovare la maniera più adatta a risolverlo, applicando possibilmente tatto e comprensione verso gli alunni coinvolti in esso. Qualora ad esempio ci sia un disagio tra bambini che non vanno d'accordo, l'educatore non deve prendere parte né alle ragioni del primo né a quelle del secondo, ma deve far evidenza sull'importanza della convivenza civile in cui ognuno è tenuto a mantenere un rapporto di rispetto con l'altro,qualsiasi siano le antipatie o le rimostranze verso l'altro. Fondamentali sono anche le caratteristiche affettive d’ingresso dei bambini e le quali implicano gli atteggiamenti e le disposizioni dei medesimi verso l’ambiente scolastico. Se questi sono negativi è necessario trasformarli in positivi, dando l’opportunità agli alunni di comprendere la piacevolezza dello stare insieme e dell’andare a scuola, evitando contrasti e mantenendo una buona socializzazione.

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  85. fabiola giugliano14 March 2012 at 11:23

    Il conflitto nasce dal non riconoscimento delle varie entnie. Quindi all'interno del gruppo classe il conflitto deriva dalla bassa sensibilità del sistema educativo nei confronti delle varie entie e della comunicazione tra queste.Il conflitto degenera se,sempre all'interno del gruppo classe,si tende ad emarginare la cultura dell'emigrante e a porre in primo piano la cultura dominante.Per la risoluzione del conflitto l'insegnante deve possedere delle competenze e delle abilità tra cui:la capacità di mediazione,negoziazione,integrazione e comunicazione,importanti inoltre sono le caratteristiche personali positive dell'insegnante.L'insegnante devo possedere ampia flessibilità,deve riuscire a creare un clima classe positivo e infine all'interno del processo di inclusione deve comunque fornire trattamenti e materiali individualizzati.Per quanto riguarda invece esempi pratici per la risoluzione del confitto,questi potrebbero essere:predisposizione di ambienti adatti alla socializazzione e all'inclusione,lavori di gruppo finalizzati alla socializzazione e all'integrazione,la proposta di giochi o musiche appartenenti sia alla cultura dominante sia alle varie culture presenti in aula,infine l'organizzazione di colloqui con i genitori in quanto il conflitto diventa ancor più di difficile risoluzione se alla base c'è uno scontro tra la cultura della famiglia dominate e quella dell'emigrante.

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  86. Serena Picconeri15 March 2012 at 03:51

    Coloro che lavorano in contesti educativi, come per esempio gli insegnanti, devono essere in grado di saper affrontare ogni tipo di situazione di conflitto che gli si presenta davanti. Un esempio di conflitto potrebbe essere il razzismo. Questo tipo di problema oggi viene inserito nei programmi scolastici. Gli insegnanti infatti sono preparati a riconoscere come la cultura influenza la vita degli studenti e come razzismo e cultura interagiscono al punto da causare problemi di educazione per molti studenti di minoranza etnica, ma anche per gli altri. Gli insegnanti in questo caso quindi devono essere capaci di far rendere conto ai ragazzi che sono circondati da culture e fargli comprendere concetti come quello di differenza culturale e di razzismo. L’insegnante per evitare situazioni di conflitto deve promuovere il dialogo tra i bambini, deve far in modo che si applichi il principio di inclusione, ovvero tutti gli studenti devono partecipare attivamente alle attività. Gli strumenti per l’inclusione sono per esempio il linguaggio , la gestualità, i rituali, ecc. Inoltre un insegnante deve avere la capacità di mettersi nei panni dell’alunno e di cercare di comprenderlo ed aiutarlo. Infatti l’insegnante deve avere delle caratteristiche personali positive come il calore affettivo, la comprensione, la cordialità, l’umorismo, l’empatia, ecc. L’insegnare è un fare, un operare; la qualità primaria che deve avere un insegnate è l’intenzionalità. Per cercare di risolvere il problema del conflitto una pratica efficace è quella di proporre agli alunni dei lavori di gruppo in modo tale che possano confrontarsi e dialogare tra loro e cercare di trovare degli accordi in modo tale da eliminare i contrasti.

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  87. Rosalba Ronzani15 March 2012 at 08:39

    Prendendo in considerazione quelli che sono i conflitti che si vengono a creare all'interno del sistema scolastico (conflitti di natura sociale, relazionale o culturale),l'insegnante deve possedere un bagaglio culturale e professionale tale da cercare di risolvere,o per lo meno ridurre, gli effetti negativi dovuti a questi conflitti. Egli infatti deve realizzare pratiche e strategie per il superamento dei conflitti attraverso la mediazione, l'ascolto, il dialogo, la comprensione e il confronto tra gli alunni stessi. Deve comprendere appieno lo stato d'animo altrui( atteggiamento di empatia) e cercare di promuovere l'intercultura attraverso il gioco e tutte quelle attività che richiedono la cooperazione. E' perciò fondamentale l'intervento tempestivo dell'educatore che ad ogni modo deve eliminare quegli atteggiamenti di pregiudizio o ribellione che possono sfociare in sentimenti o azioni di ostilità.

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  88. federica barbieri15 March 2012 at 10:44

    1) Un conflitto nasce nel momento in cui non viene riconosciuta una diversità; fattori che lo scatenano possono essere la convivenza di diverse etnie, culture, tradizioni che non si riconoscono tra loro.
    Soffermiamoci in particolare ai contesti educativi: accade la stessa cosa, i presupposti per la nascita di un conflitto sono gli stessi e la diversità ( oltre che la multiculturalità della società) potrebbe riguardare la disabilità o la non integrazione.
    I 'professionisti in educazione' devono essere consapevoli dell' esistenza di questo aspetto e imparare a gestire alcune competenze in merito. Credo siano fondamentali il saper ascoltare, osservare e soprattutto comunicare con chi è coinvolto in una situazione di conflitto. Importante è anche la promozione dell' inclusione e la consapevolezza che un ruolo importante possono averlo fattori economici, culturali e sociali.

    2) Ritengo che è molto importante il riconoscere di trovarsi in una situazione di conflitto; gli insegnanti devono attuare strategie per far si che ciò avvenga.
    Esempi di buone pratiche potrebbero essere il cercare di coinvolgere in diverse attività, anche giochi, i soggetti interessati in modo che le diversità vengano riconosciute ed accettate. Importante è anche la collaborazione attiva e la negoziazione nel processo di risoluzione. Possono venire in aiuto anche strategie di coaching , ovvero il fare da tutor per affrontare le problematiche correlate al conflitto.

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  89. Viviamo in una società piena di conflitti che purtroppo si riversano anche nel mondo della scuola.
    L’insegnante ha il gravoso compito di attutire ciò per la prevenzione degli studenti, grandi o piccoli che siano. L’insegnante, e l’insegnamento di conseguenza, devono trovare un modo per risolvere questi conflitti, o almeno cercare di allontanarli il più possibile.
    Innanzitutto si deve riconoscere il conflitto, poi si deve parlare e infine scandire una possibile soluzione.
    Rispondendo alle domande, l’insegnante deve, ovviamente, avere una buona preparazione culturale, che è importantissima per la comprensione del conflitto con cui ci si imbatte. In più dovrebbe avere la capacità di facilitarne la comprensione agli allievi, favorendo così lo scambio di idee (comunicazione) per arrivare a una più utopica empatia nella classe. Deve essere capace di far interagire i componenti nel dialogo in modo tale da suscitare in loro un sentimento di cooperazione e deve cercare di “unire” le differenze rendendole parte di un unico pensiero.

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  90. Pamela Giovanrosa15 March 2012 at 13:06

    L'insegnante, oltre a competenze specifiche nel proprio ambito didattico, dovrebbe possedere abilità che vanno molto al di là della sola teoria.
    La soluzione più semplice, anche se non sempre possibile, sarebbe quella di PREVENIRE le cause del conflitto analizzando e gestendo le differenze tra i componenti della classe.
    Per esempio se causa di conflitto fosse la presenza di bambini aggressivi, si potrebbe intervenire attraverso correzioni comportamentali ed incontri con i genitori con l'intento di risolvere il disagio e reinserire il bambino in classe.
    Nel caso, invece, di un bambino immigrato con problemi di interazione dovuti da differenze culturali e linguistiche(che lo porterebbero all'isolamento o al conflitto) utile sarebbe la presenza di mediatori culturali che riescano ad integrarlo gradualmente nella classe.

    L'atteggiamento dell'insegnante richiede delle profondi attitudini caratteriali di empatica propensione verso l'altro. Capire il bambino che si ha davanti significa "soddisfare ciò che lui vorrebbe da noi": ogni suo atteggiamento (anche aggressivo) nasconde disagi e significati latenti.
    Indispensabile, nei rapporti umani, come nella risoluzione del conflitto è un buon livello di COMUNICAZIONE e una buona capacità di ASCOLTO inteso come COMPRENSIONE.
    Un ottimo esercizio da attuare, a scuola come nella vita, sarebbe quello di sapersi immedesimare nel prossimo, perchè solo capendo l' "atro" si possono eliminare "le differenze".

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  91. Pamela Giovanrosa15 March 2012 at 13:23

    Teachers must possess knoledge of their own subject but at first specific behaviour's abilities.

    The main solution could be to PREVENT the conflicts through the analysis of the differences in the class.
    A child who is aggressive could be helped just meeting his/her parents and talking with them. An immigrant child could be helped by the presence of a cultural mediator who could integrate him in the class.
    To understand the child means "satisfy what He/She ask us". Maybe the first step to resolve conflicts is TO COMMUNICATE and TO LISTEN others; the second one is empathize with others to understand how difficult could be the situation of the person victim of discrimination.

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  92. Karen Di Veroli15 March 2012 at 13:42

    Per la risoluzione dei conflitti occorre che i professionisti nel campo dell'educazione abbiano delle competenze specifiche in modo da risolvere meglio il problema.
    Occorre che abbiano delle conoscenze sia in ambito educativo che in quello sociale, ciò che riguarda tradizioni e culture diverse trovandoci attualmente nell'ambito della globalizzazione; ma per risolvere meglio il problema occorre avere delle conoscenze anche in ambito personale, conoscere bene l'individuo, quelle che sono le sue caratteristiche, cercando di tener conto i diversi tipi di personalità di ogni singolo.
    Il professionista nel suo lavoro deve essere abile a conciliare tutti gli elementi, è molto importante che riesca a mettersi a confronto con colleghi e con l'intero personale scolastico, ma in caso di bisogno dovrà dialogare con la famiglia dell'alunno per comprendere meglio la situazione. Deve saper entrare in empatia con il prossimo in modo da conoscere meglio quelle che sono le emozioni e le sensazioni dell'individuo, nella sua analisi deve essere flessibile, ma deve avere anche una certa apertura e integrazione.
    Il professionista deve svolgere un accurata analisi delle singole situazioni tenendo conto dei vari elementi che interagiscono tra loro per procedere successivamente ad un accurata risoluzione del problema.
    Spesso all'interno delle classi ci troviamo davanti alla presenza di alunni provenienti da diverse culture e da diversi popoli, e con ciò vengono a crearsi dei conflitti tra gli alunni. Per la risoluzione dei conflitti a volte occorre l'intervento dell'insegnante; un modo utile potrebbe essere quello di dare la possibilità agli alunni di conoscere quella che è la cultura diversa dalla loro, fargli notare le differenze , fargli conoscere la lingua gli usi e i costumi facendo acquisire una conoscenza che permetterà di comprendere meglio l'altra cultura, e magari avvicinarsi senza rimanere distaccati e impauriti.

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  93. Quello della risoluzione dei conflitti nei contesti educativi è un tema di estrema attualità su cui é tanto bello quanto importante scambiarsi opinioni. Il professionista che lavora in ambito educativo deve innanzitutto conoscere i processi di comunicazione verbale e non verbale; in base ad essi deve saper interpretare non solo gli scambi di parole ma anche gesti e sguardi, intervenendo prima o durante il conflitto ( cioè cercando di prevenirlo o risolverlo). Altro aspetto importante è che l'educatore creda nel rispetto dell'altro e del diverso; solo con questo prerequisito potrà educare gli altri allo stesso valore. Dunque educare non comprende solo l'avere una predisposizione , una attitudine, ma anche delle competenze specifiche di cui si deve essere consapevoli. Nell'ambito della scuola primaria ad esempio , l'insegnante deve saper condurre e operare organizzazioni e osservazioni oggettive. Spesso i conflitti che si manifestano a scuola riguardano il bullismo; esempi pratici di intervento in questo caso potrebbero essere : l'insegnante fa un discorso all'intera classe, senza rivolgersi direttamente agli interessati, sull'esistenza del bullismo, spiegando che é un comportamento errato, motivando la sua opinione e poi proponendo un brain-storming tra i compagni di classe sul medesimo argomento. Se ciò non basta è poi necessario parlare direttamente con entrambe le parti del conflitto e successivamente con le loro famiglie facendo sì che l'attività educativa venga svolta anche in più ambiti.

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  94. Il tema della risoluzione del conflitto nell’ambito scolastico è un tema molto importante e sempre più attuale, proprio perche viviamo in società complessa e in continua evoluzione.
    Numerose sono le cause che portano al conflitto, prima fra tutte la società stessa e i suoi cambiamenti, ma anche le differenze culturali e le differenze di carattere.
    L’insegnante in questo caso deve essere prima di tutto preparata a risolvere questi conflitti; quindi le sue competenze base e le buone pratiche che deve attivare in caso di conflitto, a mio parere, devono essere:
    • Saper Comunicare in modo efficace all’interno del contesto classe ma anche in tutto il contesto scuola.
    • Cooperare con i colleghi, ma anche con gli alunni e con tutte le figure che operano all’interno della scuola (personale ATA, dirigente scolastico ma anche i genitori ecc…)
    • Comprendere il disagio che si è sviluppato e cercare di risolverlo in modo sereno
    • Avere anche EMPATIA per riuscire a comprendere le cause che hanno portato al conflitto
    • Creare un contesto di INCLUISIONE
    • Ascolto ATTIVO degli alunni
    • Dare la possibilità di un CONFROTO COSTRUTTIVO tra coloro che hanno generato il conflitto
    • Riuscire a mediare e trovare una soluzione del conflitto accettabile per entrambi le parti
    • Favorire L’INTERCULTURA (aspetto fondamentale nella nostra società multiculturale)
    • Favorire la SOCIALIZZAZIONE degli alunni attraverso metodi didattici efficienti (lavori di gruppo, giochi, laboratori) per raggiungere cosi, TUTTI INSIEME, gli obiettivi principali.
    • Creare delle regole che devono essere rispettate da tutti gli alunni proprio perche la scuola è un ambiente sociale e per funzionare al meglio ha bisogno di equilibrio al suo interno.

    Ma a mio avviso è importante, oltre a tutte queste competenze, prima di tutto riuscire ad evitare questi conflitti, mantenendo un livello alto di comunicazione nella classe.

    EGLE BARTOLI

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  95. Penso che una delle priorità e quindi delle competenze necessarie per la risoluzione dei conflitti, della natura più varia, debba essere la capacità, da parte dell'insegnante, innanzitutto di saperli individuare, di sapere dove dover andare ad intervenire e non procedere per "tentativi ed errori" anche perché,presupposto necessario per un buon insegnamento, è proprio quello di non improvvisare, pena l'impossibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati. Altro requisito richiesto dovrebbe essere quello di mostrarsi, l'insegnante stesso, come promotore di comportamenti atti ad impedire l'insorgere di conflitti. Pensando ad un ambiente scolastico, soprattutto nelle scuola dell'infanzia e in quella primaria, i primi conflitti che mi saltano alla mente sono quelli tipici dei bambini di escludere coloro che ai loro occhi si presentano come "diversi" per la ragioni più svariate che possono andare dalla diversa provenienza etnica ad uno zaino non più così alla moda. E' necessario quindi che l'insegnante sia il primo a non dar adito all'insorgere a questo tipo di conflitto, trattando tutti nello stesso modo, senza particolari preferenze. Deve quindi essere in grado di creare un clima di classe favorevole, non solo all'apprendimento, ma anche e soprattutto all'instaurarsi di relazioni sociali "sane", libere da ogni vincolo, da ogni tipo di pregiudizio. Deve anche possedere quindi un alto livello di empatia, intesa come, non la capacità di sostituirsi totalmente all'altro, quanto piuttosto il saper comprendere lo stato d'animo altrui sia in positivo che in negativo. Essere quindi in grado di percepire il disagio che può nascere da una situazione di conflitto ed intervenire opportunamente in una prima fase anche parlando, affrontando direttamente con i propri allievi la questione, sentire quello che loro hanno da dire in merito e non intervenendo bruscamente senza essere quanto il più possibile aggiornati sulle modalità cui il conflitto è emerso. Nel campo pratico l'insegnante potrebbe andare ad intervenire con attività di laboratorio, ad esempio, nel quale il bambino venga messo direttamente di fronte al problema/conflitto con le conseguenti modalità di risoluzione, proposte dall'educatore, che gli diano la possibilità di sapere lui stesso come "venirne fuori" in un'ipotetica altra situazione simile. Oppure, con bambini più piccoli, attraverso attività ludiche, per così dire "strutturate", cioè pensate appositamente per affrontare il conflitto (esempio potrebbero essere delle rappresentazioni teatrali con marionette o burattini che presentino una situazione molto simile a quella presente nella classe).

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  96. Potremo unire le risposte a queste due domande poiché le competenze messe in atto da un docente, in un ambiente educativo, non sono slegate dalle competenze che egli deve possedere nel caso di risoluzione di un conflitto. Le principali competenze che un insegnante deve possedere sviluppare in un contesto educativo sono le seguenti:
    - possedere una buona padronanza e conoscenza della propria disciplina o materia d’insegnamento;
    - organizzare un ambiente di apprendimento che coinvolga gli allievi, susciti in loro interesse e un'attiva partecipazione;
    - gestire la progressione degli apprendimenti attraverso una valutazione formativa, per verificare ciò che l'allievo ha appreso di una particolare unità didattica;
    - spiegare con chiarezza gli argomenti, collegandoli agli apprendimenti precedenti dell'allievo.
    Dal 1980 s’iniziò a parlare di educazione inter-culturale e multi-culturale per superare i contrasti etnici. Vivendo in una società multi-etnica l'insegnante può trovarsi di fronte ad una classe caratterizzata da allievi di diversa origine e provenienza. In tale situazione il docente deve valorizzare la diversità, combattere l'esclusione strutturale e attuare strategie d’inclusione. È necessario render conto agli allievi della presenza di varie etnie che circondano i vari gruppi sociali; spingendo gli allievi a cooperare, a dialogare, creando così un contesto di inclusione dell’altro, valorizzando la diversità. In una situazione di conflitto l’insegnante deve cercare di individuare i motivi di origine di tale conflitto e portare l’allievo a rispettare la cultura dell’altro, a sviluppare una capacità di empatia, condividendo le sue emozioni e i suoi sentimenti.
    Infine l’insegnante deve educare a una convivenza civile, ridurre il pregiudizio e le discriminazioni razziali, al fine di promuovere lo sviluppo di una società pluralista. Un esempio di pratiche di apprendimento per risolvere un conflitto consiste nell’impostare una lezione basata sulla cooperazione e collaborazione tra allievi per evitare inutili competizioni, mirando a farli lavorare insieme.

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  97. Elena Silvestrini17 March 2012 at 04:20

    Compito del docente nel processo di insegnamento-apprendimento è educare al rispetto per l'altro, e alla convivenza con le molteplici diversità che si possono riscontrare all'interno di una società; perchè queto avvenga è necessaria una trasmissione di informazioni e saperi relativi all'inserimento di queste differenze nella società, per garantirgli l'ospitalità e perciò il loro vivere bene.
    Soprattutto nel contesto scolastico è importante che questi aspetti di riconoscimento, inclusione,rispetto, partecipazione... siano attuati già tra le varie etnie, tra le differenze d'età, di sesso, di opinione ecc... infatti se la scuola non si occupa di questo aspetto si crea una situazione di conflitto e/o misconoscimento. Risulta essenziale perciò un'educazione, da parte soprattutto dell'insegnante oltre che dalle famiglie, sulle diverse culture per poterle conoscere e rispettare. Conoscendo e attivandosi nella società, non annullando la propria cultura bensì armonizzando il tutto.
    Importanti sono alcune strategie che consentono di prendere maggiormente coscienza dell'importanza di questi aspetti, ad esempio l'apprendimento sul lavoro e il servizio alla comunità locale, in cui gli studenti partecipano ad alcuni progetti specifici di sostegno alle comunità locali.. imparando ad inserirsi in esse e perciò comprendendo la fondamentale importanza dell'inclusione, per tutti in qualsiasi gruppo o società più o meno ampie.

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  98. Martina Ceccarelli17 March 2012 at 09:26

    La scuola,l'educazione sono alla base di tutto e gli insegnanti servono come modelli ai bambini e ragazzi per diventare dei bravi cittadini che un giorno manderanno avanti il paese al posto nostro. Ma come speriamo che questo avvenga se all'interno delle istituzioni scolastiche vi sono continui casi di conflittualità,generati principalmente da casi di discriminazione verso gli altri?
    Personalmente ritengo che il compito dell'insegnante sia quello di insegnare ai suoi alunni ad eliminare qualsiasi tipo di conflittualità con gli altri e a confrontarsi ponendosi tutti su uno stesso piano e a fare ricchezza delle diversità altrui. Purtroppo questo non è l'unico motivo di conflittualità ma sicuramente il più diffuso. Altre vicende di questo tipo si verificano anche tra insegnanti-genitori,insegnanti-alunni ecc...in ciascuno di questi l'insegnante deve sapersi comportare ed essere in grado di risolvere queste conflittualità grazie alle sue abilità e conoscenze.

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    1. Irene Barlattani

      Nella scuola il conflitto rappresenta uno dei problemi più costante ed è presente sia nella relazione tra i bambini, sia in quella tra gli insegnanti e sia nella relazione tra genitori e insegnanti.
      La mia riflessione riguarda quello che si genera tra i compagni di classe.
      La scuola può essere considerata una "società multietnica" e uno dei motivi che può far nascere il conflitto è che i bambini oltre a dover imparare a convivere con altri bambini ( con i quali non hanno sempre un rapporto di affettività) devono imparare a farlo anche con culture e modi di fare diversi dai loro. Altro motivo ancora più forte di conflitto è il clima di competizione che si instaura nella classe e sul quale, consapevoli o non, alcuni insegnanti basano la loro azione educativa.
      Cosa possono fare gli insegnanti? Possono lavorare sulla socializzazione, sulla collaborazione e attraverso giochi o progetti far conosce le varie culture, soprattutto quelle presenti nel contesto classe, in modo tale da creare un ambiente positivo dove le diverse etnie non sono uno svantaggio ma un punto di forza. per quanto riguarda la competizione gli insegnanti prima di tutto si dovrebbero rendere conto che sono essi stessi a formare quel clima e quindi solo loro possono trasformare quella situazione in una di collaborazione e di aiuto reciproco. Non si deve svalutare il lavoro di nessun alunno e ricordando che ogni bambino ha tempi di apprendimento diversi si dovrebbero evitare i costanti paragoni tra gli scolari. Gli educatori possono costruire un ambiente buono facendo aiutare vicendevolmente gli alunni perchè in questo modo non si verificherà mai che uno di loro non si trovi nella situazione di non aiutare un compagno visto che tutti abbiamo attitudini diverse.

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  99. 1) I professionisti in ambiti scolastico dovrebbero avere molteplici conoscenze riguardo la risoluzione dei conflitti di vario tipo (d'apprendimento, d'inclusione, di comunicazione, interpersonali, intergruppo, ecc.). I docenti dunque devono avere conoscenze e abilità riguardanti: comunicazione efficace verbale e non verbale, mediazione, inclusione, globalizzazione, problem solving, tipi di stimoli e rinforzi, gestione dello stress, trasmissione di informazioni e valori, sviluppo psicologico del bambino, ecc.

    2) In ambito scolastico ho avuto modo di vedere applicate alcune strategie di risoluzione. In particolare ricordo che ogni anno, per far fronte ai problemi legati alla convivenza multietnica e quindi all'inclusione, i docenti di alcune scuole organizzavano una grande festa in cui ogni studente cucinava un piatto tipico di un Paese del mondo e ne studiava le tradizioni. Questo portava a conoscere ed apprezzare culture differenti dalla propria. Inoltre veniva suonata la musica tipica di tutte le culture e si poteva assistere ad un vero e proprio incontro multietnico e multiculturale che risolveva molti dei problemi/dubbi riguardanti l'inclusione. Altri esempi di risoluzione sono: comunicazione intergruppo, dibattiti, informazione, applicazione del problem solving, ecc.

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  100. All’interno del gruppo classe è spesso inevitabile che si presentino situazioni di conflitto, dovute alla presenza, all’interno della stessa, di culture e credenze molto diverse tra loro, che non sempre riescono a convivere. La cosa fondamentale in questo processo è che l’insegnante educhi i suoi discenti al rispetto dei pensieri altrui. Egli stesso però deve essere in grado di comprendere le forme di comunicazione verbale e non verbale che si sviluppano tra i ragazzi, così da poter trovare dei ponti per la comunicazione. In questo senso, l’educatore può procedere ascoltando le opinioni e le motivazioni di coloro che hanno generato il conflitto, attuando quindi una forma di confronto tra le due parti, ed in seguito a quanto riportato far capire ad entrambe che all’interno della scuola, così come all’interno della società tutti abbiamo pari diritti. L’insegnante deve pertanto ascoltare gli alunni, comprendere i loro bisogni e comunicare con loro al fine di portarli sulla retta via. Infine, per far sì che questa situazione negativa venga risolta è importante che gli alunni partecipino attivamente e insieme alle varie e numerose attività didattiche proposte, così da aiutarsi a vicenda ed integrare le varie esperienze personali: in tal modo si viene a creare all’interno dell’ambiente scolastico un clima favorevole, che risulta indispensabile affinché si limitino le situazioni conflittuali . Se tutto ciò non dovesse portare a buoni risultati si presenta la necessità di attuare le teorie di coaching, che consistono nell’aiuto al bambino da parte di uno o più tutor, così da facilitare il processo di inclusione all’interno del gruppo classe.

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    1. 1) Il conflitto è qualcosa di esistente nella società odierna e nella scuola. Esso si manifesta in diverse forme e il compito degli educatori, dei pedagogisti, degli insegnanti è proprio quello di educare alla risoluzione del conflitto. Perchè ciò avvenga essi necessitano di mezzi adeguati. La risoluzione del conflitto consiste nell'educare all'umanizzazione esaltando la razionalità e la dignità dell'uomo. I "professionisti dell'educazione" dovrebbero possedere una buona conoscenza dei problemi della società che si riflettono nella scuola, la quale altro non è che una piccola comunità. E' necessario conoscere i meccanismi del processo di globalizzazione in atto in cui siamo immersi, poichè essa non è portatrice di civiltà bensì tende ad isolare l'uomo e ad accentuare i conflitti. I più frequenti al giorno d'oggi, sono quelli che riguardano la diversità (di idee, di etnie...) ed è su questo che maggiormente si deve lavorare, educare all'apertura, alla conoscenza e comprensione dell'altro superando la barriera dei pregiudizi. In conclusione, la "risoluzione del conflitto" è possibile, poichè anche vivendo in una "società liquida" (Z. Bauman), in cui tutto è labile e sfuggente, sono presenti in essa le risorse per essere migliore. Il compito dell'educazione è sfruttare queste potenzialità per una società migliore. La pedagogia deve richiamare all'ordine le istituzioni educative affinchè non vadano persi i valori e la dignità dell'uomo, sottolineando l'importanza della risoluzione dei conflitti.

      2)La scuola deve favorire la risoluzione del conflitto attraverso iniziative di comunicazione e intercultura, affinchè già da bambini, gli alunni conoscano realtà diverse dalla propria e imparino a rispettarle, facendo in modo che in essi non nascano mai pregiudizi nei confronti della diversità. E' importante perciò educare all'ascolto, all'apertura verso l'altro anche se ciò è molto difficile nella società odierna in cui prevale l'individualismo e l'egocentrismo. Come propone J.Rifkin l'empatia può essere la soluzione ai conflitti, andando contro la nostra società che spersonalizza e isola, essa avvicina gli uomini l'uno all'altro attraverso lo sviluppo del sè. Imparare ad empatizzare deve divenire un fondamento dell'educazione grazie a cui gli uomini, immedesimandosi e comprendendosi a vicenda, possano costruire una società migliore riducendo i conflitti e i pregiudizi.

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  101. Giovanni Camerini Roma Tre University

    1) As student at Roma Tre University but also according to my past experience as teacher to children aged 3-5 years, I think that, fist of all, “professionals in education” should develop the attitude of listening and positively managing their emotions in order to have a positive and constructive approach to Conflict Resolution.
    Moreover, they should acquire specific knowledge about interpersonal conflicts and about strategies aimed to solve them plus communication and mediation skills by means of practical tasks and activities specifically designed for these purposes.
    In fact, theory and practice are both extremely crucial for “professionals in education” because the first provides a general framework of Conflict Resolution, while the second allows to implement specific knowledge in circumstances which take place in reality and to discover and deal with dynamics occurring to people when involved into a conflict.


    2) When teaching and learning how to deal with conflict, best practices include role-play activities, coaching, rituals and educational projects specifically designed.
    Purposes of these initiatives are as follows:
    A)develop sense of empathy and sense of group into a community of children
    B)help children understand that everyone is different and every idea and opinion has the same right to exist and be expressed even if different from majority
    C)help them understand that differences in ideas and opinions are something good which has to be preserved and integrated into a class
    D)discover and understand inner emotions which lead to conflict and deal with them.
    With regard to purpose D, it must be pointed out that this understanding concerns both “professionals in education” and children: in fact, “professionals in education” are supposed to gain self-awareness as well as awareness of children, while children should be helped to gain it with regard to their emotions.
    When speaking about children self-awareness, best practices consist in using drawing, painting, listening/playing music and reading as means to both understand a child and to help him/her to deal with anger and negative emotions which may be behind his/her inclination to conflict.

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  102. Ilaria Schietroma18 March 2012 at 05:00

    1) I professionisti nel campo dell’istruzione per poter fronteggiare al meglio e risolvere un conflitto dovrebbero a mio avviso avere una buona dose di Empatia per poter mettersi nei panni dell’altro e quindi CAPIRE . Altro aspetto sempre fondamentale è promuovere l’INCLUSIONE , e quindi demotivare l’ESCLUSIONE . In una società multiculturale in cui oggi siamo immersi ,gli insegnanti all’interno di una scuola , di una classe dovrebbero inoltre EDUCARE al concetto di PACE , PRMUOVERE IL DIALOGO . Ma alla base di tutto ciò deve esserci un buon bagaglio culturale dell’insegnate.
    2) Esempi pratici da attuare in classe potrebbero essere : lavori di gruppo , giochi di squadre , e perché no promuovere la conoscenza di altre culture oltre la propria , anche attraverso giochi ..

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  103. CHIARA LOCATELLI

    1)What specific competencies (knowledge, abilities, attitudes) on Conflict Resolution should ‘professionals in education’ learn?

    Il conflitto nella nostra vita è ormai molto presente. Purtroppo conduciamo una vita frenetica che ci porta all’arroganza, all’essere scontrosi con il prossimo e di conseguenza al conflitto. Questo avviene per tutte le fasce d’età, anche tra i più piccoli, dove avvengono oltre ai conflitti molte discriminazioni anche perché i bambini hanno la capacità di essere crudelmente spontanei e sinceri, ciò in molti casi è un bene ma in tanti altri no. La discriminazione inizia proprio da piccoli con l’escludere il compagno meno bello o meno bravo o semplicemente diverso dalla massa anche solo perché possiede giochi differenti. Wagner parla di inclusione che è un principio che per primo l’insegnante deve seguire e portare avanti e insieme ai genitori deve lavorare in modo da evitare il più possibile ogni tipo di conflitto. Il tutto cercando di insegnare le buone maniere e mantenendo un certo ordine all’interno della propria classe e di trasmettere loro i giusti valori, non solo per il futuro, ma proprio con l’obiettivo di metterli subito in pratica. L’insegnante è parte della classe, degli alunni, delle discipline stesse possiede dunque il ruolo principale. Attraverso progetti e attività può intervenire a favore della socializzazione , dell’amore e della pace tra i compagni, facendo in modo che all’interno della classe si instaurino rapporti di gioia e condivisione.


    2)Please, provide examples of good practice in teaching and learning Conflict Resolution (at school, universities, NGOs, etc.)

    Ritengo che insegnare sia un compito molto difficile e complesso. forse tutti almeno una volta nella vita si sono ritrovati a dover insegnare qualcosa a qualcuno poi si distinsero coloro che meglio ci riuscivano soprattutto in una situazione scolastica dove coloro che apprendono sono numerosi. Nel corso degli anni sono stati proposti molti metodi per riuscire a sviluppare un buon insegnamento che porti all’apprendimento completo o quasi di una disciplina. Bloom ad esempio con la teoria del “Mastery learning” a mio dire, è riuscito a ottenere buoni risultati. Ancora meglio Maria Montessori che tutt’ oggi ricordiamo come una delle migliori insegnanti (se non la migliore) che ha segnato il corso della storia.
    Bisogna catturare l’attenzione degli alunni, questa è la chiave di volta per ottenere l’apprendimento. Si possono utilizzare svariate modalità per riuscirci ma perseverando e cercando di capire cosa può piacer loro e cosa invece non è di loro gradimento, così da scartarlo quando possibile. Ci sono molti mezzi con cui riuscire nell’impresa, ad esempio il gioco che occupa gran parte della vita dei bambini , attraverso il quale si può entrare nel loro mondo portando con sé la cultura e l’istruzione necessaria. Occorre stuzzicare la loro curiosità con ogni cosa, cercare di farli lavorare in gruppo e da soli facendoli crescere nel modo più completo possibile.

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  104. Federica Cancilla18 March 2012 at 13:50

    In un contesto educativo un buon insegnante deve saper facilitare un apprendimento, saper motivare, saper osservare le risposte e i movimenti degli alunni, avere un approccio tecnologico, essere aperto al dialogo, essere flessibile e saper creare situazioni didattiche individualizzate mirando a creare nell'individuo condizioni di apprendimento ideali.

    A scuola così come in qualsiasi altro contesto sono da sempre presenti situazioni di conflitto, il più delle volte generati da casi di discriminazione, e buone pratiche che mi vengono in mente sono quella di inserire nei programmi e sui libri più temi sul multiculturalismo e favorire in aula il dialogo e la condivisione disponendo i banchi in modo circolare. Inoltre come sosteneva la filosofa Nussbaum in un suo famoso saggio per diventare cittadini del mondo cioè uomini che al di là di ogni competenza specifica sappiano vivere le differenze senza perdere la pienezza di una comune radice, bisogna sviluppare alcune capacità tra cui giudicare criticamente se stessi e le proprie tradizioni, concepirsi soprattutto come esseri umani legati ad altri da interessi comuni e dalla necessità di un riconoscimento reciproco e infine la capacità di immaginarci nei panni di un'altra persona e capirla (empatia).

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  105. Il momento del conflitto può essere visto in modo sia negativo che positivo. Il docente dovrebbe riuscire a trovare nel conflitto una positività in quanto è un momento che coinvolge tutti gli alunni, rendendolo costruttivo, ovvero un momento di sviluppo e di crescita delle conoscenze in modo collettivo. Il conflitto potrà diventare, quindi, uno strumento efficace per creare o migliorare i rapporti interpersonali, per attivare un processo d’ascolto attivo e una situazione di empatia (essenziale nella vita di tutti i giorni). L’insegnante farà quindi uso di elementi quotidiani per mettere in rapporto l’alunno con la vita reale, così da rendere una conoscenza individualizzata una conoscenza socializzata. Inoltre dovrà mediare, assistere e regolare se necessario lo scambio di conoscenze che avverrà. Se è vero che il compito dell’insegnante è quello di seguire la scintilla della scientificità del bambino allora anche il conflitto ( sempre nei limiti permessi) potrà essere essenziale per sviluppare e per estendere agli altri le loro conoscenze e le loro potenzialità, trasmettendole. Infine per risolvere positivamente un conflitto vi sarà quindi bisogno di un buon uso delle strategie di inclusione, del dialogo e del linguaggio facilitando anche l’apprendimento tenendo sempre conto delle esigenze e delle capacità individuali dell’alunno.

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  106. Un buon educatore dovrebbe tener conto di molteplici aspetti all'interno di una situazione di conflitto. Quest'ultimo molto spesso si genera a causa di discriminazioni, razziale e sociale. I ragazzi nelle scuole vengono emarginati perché hanno il colore della pelle diverso da quello della maggior parte, perché appartengono ad un ceto sociale inferiore rispetto alla media, o perché mostrano una personalità più introversa e fragile rispetto al resto del gruppo. Altri casi riguardano invece atti di bullismo all'interno della scuola in generale e del gruppo classe stesso. Bambini che si prendono gioco o aggrediscono loro coetanei per mostrare agli altri chi sia il più forte. Molto spesso però, tali comportamenti scaturiscono da un fattore interiore, vale a dire che molti bambini agiscono con aggressività perché in famiglia hanno imparato (erroneamente) che quello è l'unico modo di relazionarsi con gli altri o perché dentro di loro a causa di instabilità sempre all'interno della famiglia o con se stessi in particolar modo, sentono che aggredire l'altro sia un modo per restare al sicuro, perché in questo modo non emerge l'enorme fragilità che abita l'animo di bambini che preferiscono il bullismo e gli atteggiamenti aggressivi in generale rispetto al dialogo. Quindi il buon educatore deve prendere coscienza del fatto che la società moderna sia una società multietnica e multisociale e dovrebbe promuovere l' intercultura tra i giovani, mediante il dialogo; il confronto delle varie esperienze di vita tra i ragazzi; il racconto delle proprie tradizioni. Si potrebbero creare lavori di gruppo nei quali ognuno ha il compito di studiare e successivamente esporre attraverso grafici, lavori creativi o anche modellini di monumenti o oggetti tipici, la cultura dell'altro così da integrare i saperi scolastici con saperi di vita. E' opportuno inoltre che il buon educatore sia disponibile ed aperto al confronto, sia con i ragazzi che con le loro famiglie, ed anche all'interno del corpo docenti per poter collaborare e cooperare affinché si possano risolvere al meglio situazioni di conflitto e renderle addirittura positive, in quanto dal conflitto possono emergere vantaggi per migliorare se stessi e le relazioni con il prossimo, creando così empatia. Un buon educatore, inoltre, deve essere flessibile e rispettare i bisogni, le esigenze ed i tempi degli allievi. Non deve quindi pressarli o pretendere da loro troppo, ma deve avere pazienza ed essere lungimirante, pensando che già domani potrà raccogliere molti più frutti di quelli che avrebbe potuto raccogliere oggi, mostrandosi comprensivo e facendo acquistare fiducia in lui da parte dei suoi discenti.

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  107. Federica De Angelis20 March 2012 at 11:42

    1- Sono molte le competenze che un'insegnante deve sviluppare affinchè possa arrivare ad una risoluzione del conflitto all'interno delle scuole. Tra le prime c'è sicuramente quella dell'ascolto: l'insegnante infatti deve saper ascoltare cosicchè anche i suoi studenti possano apprendere a farlo. L' ascolto e soprattutto il dialogo sono aspetti essenziali per evitare l'esclusione, la discriminazione che spesso si crea tra bambini. Il docente inoltre deve avere alle spalle una buona formazione multiculturale che gli sarà utile per affrontare i vari contesti culturali da cui provengono i bambini per creare un buon ambiente di convivenza.
    2- I tipi di conflitti che si possono creare nelle scuole sono diversi a partire da quelli tra compagni fino ad arrivare a quelli tra genitori-insegnanti. Tra i primi vi sono infatti la discriminazione razziale ed economica, il bullismo, atti violenti. Per l'integrazione alcune pratiche che possono essere sviluppate e che io stessa suggerirei, sono per esempio i lavori di gruppo dove ogni bambino sta a stretto contatto con l'altro e la rotazione del compagno di banco ( l'ho provata in prima persona) perchè aiuta a far si che ogni bambino conosca tutti i componenti della sua classe e dunque le proprie attitudini. Per quanto riguardano i rapporti conflittuali tra insegnati e genitori un buon metodo è sempre quello di dialogare e di creare un buon rapporto con la scuola stessa.

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  108. Radicioni Serena27 March 2012 at 07:12

    Purtroppo come nella società anche all'interno del contesto scolastico vengono a manifestarsi numerosi episodi di conflitto.Quindi il ruolo dell'insegnante o di chi comunque lavora in contesti educativi è quello di creare ambienti accoglienti, sapersi relazionare con ogni allievo facendo molta attenzione al passato di ognuno, ricordando sempre che ogni bambino o ragazzo che sia quando arriva a scuola porta con se un vissuto che non può essere tralasciato. E' importante poi favorire l'inclusione sociale e scolastica in quanto molti episodi di conflitto sono legati al razzismo; questo può essere superato organizzando lezioni dove vengano esposte le tradizioni e gli usi di ogni cultura. Inoltre è di fondamentale importanza il dialogo in quanto l'insegnante deve essere pronto a dare spazio alle eventuali problematiche dei propri allievi.
    Radicioni Serena

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  109. I conflitti rappresentano una situazione caratterizzata da scarsa competenza sociale: credo che oggi sia fondamentale educare maggiormente i giovani all’ascolto attivo e al dialogo, intesi come scambio di idee, riflessioni e anche esperienze di vita, attraverso un incontro-scontro che deve essere costruttivo e da cui ciascuno dovrebbe uscire con nuova conoscenza e maggior apertura verso il mondo. È fondamentale per chiunque confrontarsi e condividere, ascoltare e comprendere idee diverse, imparando a "mettersi nei panni degli altri", ad accettare e sviluppare nuovi punti di vista, senza pregiudizi e stereotipi, ma mostrando sempre rispetto, tolleranza, solidarietà e capacità di collaborazione e negoziazione.
    Occorre, dunque, educare a valori fondamentali quali la pace, l'altruismo, l'amicizia, la cooperazione, la cittadinanza e la convivenza civile, l'accettazione e il rispetto di ogni diversità, ma anche delle cose e del mondo in cui viviamo, per orientare sempre al meglio le proprie azioni e le proprie scelte, i propri comportamenti sociali e civili, riflettendo sulla differenza tra “bene” e “male”, “giusto” e “ingiusto”, assolvendo i propri doveri e facendo valere i propri diritti, riconoscendo e rispettando sempre quelli altrui.
    Sonia Scerbo

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  110. 1)Come tutti i sistemi sociali complessi, anche la scuola è attraversata da conflitti che interessano diversi soggetti e scaturiscono da varie motivazioni: differenti aspettative e interessi possono determinare situazioni di incomprensione, disaccordo. Viviamo in un contesto tendente più allo scontro che al dialogo, è dunque compito dei professionisti nel campo dell’istruzione riconoscere questi conflitti, prevederne gli sviluppi, gestirli in modo costruttivo ed educativo facendo anche sì che divengano un’occasione di incontro e di realizzazione di relazioni positive tra le parti coinvolte. E’ molto importante riuscire a far emergere i reali sentimenti di ognuno, ed è inoltre fondamentale possedere la capacità di ascoltare davvero.
    2)Fondamentali per lo sviluppo della pratica del conflict resolution sono le discussioni, esse permettono di visualizzare le prospettive altrui, di imparare a gestire le regole di una conversazione pacifica. Strumenti utili alla risoluzione del conflitto sono poi determinate attività che promuovono la partecipazione di tutti, la collaborazione e il confronto come attività di gruppo quali giochi, simulazioni, attività di comunicazione in cui l’insegnante deve sempre ricoprire il ruolo di mediatore fra le parti.

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  111. ANTONUCCI ANNA
    Nell’ ambiente lavorativo dell’educazione sono molte le competenze ancora da sviluppare per la risoluzione del Conflitto. Dovrebbero essere messi sotto esame la natura dei conflitti interpersonali per trovarne risposte concrete e risolutive, e sul campo della comunicazione in generale, per evitare conflitti interpersonali dovrebbe esserci più espressione di sé e di ascolto dell’altro, di autocontrollo. Un valido educatore deve saper poi sviluppare anche abilità specifiche all’interno del contesto classe che evitino discriminazioni sociali e conflitti. Bisogna saper anche rispettare la cultura dell’altro e la creazione di gruppi che invitino all’unione e alla socializzazione. Oggi abbiamo a disposizione molti mezzi per un’efficace risoluzione del conflitto, anche se spesso appaiono banali e marginali. Attraverso giochi educativi basati sull’esplorazione delle emozioni interne condivise con il contesto classe, giochi di ruolo, attività di gruppo, si può favorire la collaborazione e l’ascolto reciproco, e magari lenire o dissipare del tutto atteggiamenti di esclusione sociale che, spesso, sono presenti già nei primi anni delle scuole primarie. Il compito specifico dell’insegnante è far sì che si crei nel contesto scolastico un’empatia globale che permetta di conoscere l’altro al di là delle etichettature di genere e di cultura.

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  112. Alessandra Gasperini11 May 2012 at 06:13

    Ciò che l'insegnante dovrebbe fare all'interno della scuola è, prima di tutto, invitare i genitori dei propri alunni presso l'edificio, affinché egli possa capire e studiare la situazione familiare da cui ciascun bambino proviene. A quel punto dovrebbe dedicare un po' del tempo destinato alla lezione ad ascoltare ciò che i bambini hanno da dire; è importante che il docente sappia indirizzare all'ascolto e al dialogo, alla comunicazione, per evitare qualunque tipo di scontro e di fenomeno di esclusione. Attraverso progetti ed attività può intervenire a favore della socializzazione e della pace tra i compagni, facendo in modo che si instaurino rapporti di serenità e condivisione.
    Esempi pratici che favoriscono la perdita di fenomeni negativi quali l'esclusione e la discriminazione (non necessariamente razziale) è cambiare la disposizione dei posti ai banchi a rotazione e organizzare lavori di gruppo in modo che i bambini comincino a conoscersi e a confrontarsi anche al di fuori dell'istituto scolastico.

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  113. Oggigiorno si sente parlare spesso di discriminazioni (sociali, religiose, economiche, razziali, ecc.), bullismo, emarginazione e via dicendo, le quali creano situazioni conflittuali a partire dall'ambiente scolastico. Compito fondamentale spetta soprattutto agli insegnanti, con i quali i ragazzi condividono svariate ore al giorno.
    Infatti, gli insegnanti dovrebbero sviluppare in maniera maggiore la capacità di osservazione (infatti, se un insegnante non si accorge che ci sono problemi di emarginazione di qualche bambino, che lo portano all'esclusione, si giunge a un fallimento del processo educativo e dell'intervento conoscitivo), di conseguenza devono attuare una efficiente capacità di comunicazione con i propri allievi per poter affrontare un problema che si è posto o altrimenti gli insegnanti devono saper usare il conflitto come risorsa, ossia come punto di partenza, per capire e spiegare il perchè è stato scatenato quel conflitto e le reazioni a questo, quindi questi dovrebbero riuscire a prevenire il riproponimento del conflitto. È essenziale, inoltre, saper sviluppare un vero dialogo tra insegnanti e genitori degli allievi, perchè lo sviluppo armonioso dei bambini dipende dal fatto che l’educazione impartita a scuola sia sostenuta da quella ricevuta in famiglia.

    Per poter risolvere il problema del conflitto e dell'emarginazione sociale sarebbe necessario attuare
    giochi di simulazione del funzionamento delle differenti istituzioni, scrivere giornali scolastici per comunicare all'esterno le proprie esigenze, studiare i contesti culturali (usi e costumi), religiosi e politici della società in questione diversa da quella di appartenenza (i ragazzi sapranno così costruire liberamente il loro sistema di pensiero e di valori, acquistando una maggiore apertura mentale), e ancora, bisognerebbe azionare collaborazione, cooperazione, dibattito e confronto tra i bambini di diverse nazionalità creando un ambiente di inclusione e, infine bisognerebbe ogni tanto saper prendere le decisioni anche adottando il punto di vista degli altri gruppi etnici, dunque sviluppare empatia. Anche se tutto ciò risulta difficile da attuare, solo in tal modo si possono gettare le basi di una futura pace e armonia, attraverso un dialogo costruttivo.

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  114. Conflict resolution through negotiation can be good for all parties involved. Often, each side will get more by participating in negotiations than they would by walking away, and it can be a way for your group to get resources that might otherwise be out of reach.

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